visto dal municipio, equivalente a circa 2 milioni d’oggi, cioè a meno della metà della dotazione attuale, pur scarsissima, di 5 milioni. E non è da credere che gli artisti d’allora fossero più modesti di quelli di adesso nel fissare i prezzi delle loro opere; è vero, se mai, il contrario, perchè nel ’70 il Museo pagava il citato quadro di Bartolomeo Giuliano ben 5000 lire, pari a 2 milioni e mezzo odierni; e nel ’72 il Goldoni d’Enrico Gamba 3000 lire, 1.500.000 delle nostre lirette. Nemmeno la sede di via Gaudenzio Ferrari, per la sua angustia, accontentava il comitato direttivo; sì che, essendo stata nel 1865 la Pinacoteca trasferita da Palazzo Madama al palazzo dell’Accademia delle Scienze dov’è tuttora, ecco l’Agodino e i suoi colleghi ambire quelle sale (ambizione soddisfatta dopo più di sessantanni!), e proporre anche, nel dicembre del ’67, un trasporto delle collezioni a Palazzo Carignano, malgrado il dubbio del Gastaldi, membro del nuovo comitato, sulla buona illuminazione degli ambienti. Per quanto poi riguardava la sezione dell’arte moderna perdurava un’incertezza di pareri: tanto che nel ’70 — ridotto ancora il fondo per gli acquisti — l’amministrazione municipale proponeva di non considerarla una vera e propria « galleria » a sè stante del Museo, ma di distribuire i quadri moderni nelle varie sale, a loro ornamento. Idee confuse, ora contrastate ed ora accettate dall’Agodino, circa un allestimento che obbediva evidentemente a criteri dilettanteschi. La museogratìa, del resto, quale oggi la s’intende, aveva ancor da nascere. Frattanto gli acquisti e i doni continuavano, e conviene di nuovo ricordare che senza l’aiuto privato la Galleria d’Arte Moderna di Torino non vanterebbe forse che la metà di quanto possiede; e dal canto suo lo Stato, specie nei primi tempi, non mancò di destinarle spesso opere ch’era tenuto a comprare nelle varie esposizioni nazionali. Entravano così in quegli anni nelle sale di via Gaudenzio Ferrari, oltre le già citate, opere di Vittorio Avondo, Ernesto Allason, Felice Baracco, Ernesto Bertea, Giovanni Battista e Carlo Felice Biscarra, Luigi Bisi, Giuseppe Bogliani, Ippolito Caffi, Alessandro Calarne, Giuseppe Camino, Guido Carmignani, Felice Cerruti-Bauduc, Luigi Chialiva, Federico Cortese, Aristodemo Costoli, Vincenzo Dattoli, Guglielmo De Sanctis, Serafino De Tivoli, Antonio Fontanesi (La qtiiete, donata dal Ministero della Pubblica Istruzione proprio nel ’63, anno della fondazione della Galleria, sembra annunziare che il vanto di questa deriverà soprattutto dalla presenza del più cospicuo nucleo di dipinti del maggior paesista italiano dell’Ottocento: paesista che, gloria della nostra 12