Poco si sa circa i sistemi di cottura delle carni. Ci si aspetterebbe carne arrosto, vista la frequenza con cui compaiono scene di arrostimento di volatili (tav. 80), ma invece le scene di arrostitura di carne sono rare. Il metodo più frequente era la bollitura. Significativa al riguardo è la testimonianza di Ateneo che per quanto tarda, documenta la sopravvivenza di una tradizione culinaria assai più antica: «... molte specie di carne preparata con acqua: zampe, testa, orecchie, mascelle, oltre a budella e lingue secondo il costume delle botteghe di Alessandria chiamate “negozi di carne bollita’’». Vi è infatti qualche rappresentazione nei rilievi funerari di casseruole poste sul fuoco dal cui orlo spuntano pezzi di carne e qualche osso. Una volta bollita la carne poteva essere consumata subito oppure trattata ulteriormente con verdure ed aromi, e servita sotto forma di pasticcio di carne o più semplice-mente di polpette. Probabilmente il grasso di vitello e quello d’oca, ricercati per la preparazione di dolci, potevano essere utilizzati anche per la preparazione di stufati. Oltre al bue iw3 esisteva in Egitto un altro importante tipo di bue chiamato ng3. Era un bovino a corna lunghe, alto e muscoloso, probabilmente nativo del Delta. Questo animale che non compare mai chiuso in stalle, si poteva trovare anche allo stato selvaggio ed era oggetto di battute di caccia, ma non di macellazione. Evidentemente nella fase dell’addomesticamento e dell’allevamento vi era stata una precisa selezione della razza ritenuta più idonea a fornire carne da macello. La carne di vacca era generalmente evitata sia perché la femmina era ritenuta preziosa per la produzione del latte, sia per motivi religiosi che, pur variando di luogo in luogo e da regione a regione, interdicevano per lo più l’uso alimentare di questa bestia. I casi più noti e controversi di interdizione alimentare riguardavano la carne di maiale e di pecora. Gli autori classici sono assai contraddittori sull’argomento. Erodoto parla del maiale come di un animale 72 83. Figura femminile, assisa su di un seggio a schienale, reggente, con legacci passati nella bocca, dei pesci.