Rijksmuseum fu venduta all’asta. L’anno successivo fu la volta della collezione Van Heteren Gevers, da cui si acquistarono centotrentasette dipinti, per lo più tele di maestri olandesi del Seicento. Questa intensa campagna di acquisizioni diede immediati frutti, tanto che il primo catalogo della raccolta, redatto nel 1809, comprendeva 583 pezzi, per la maggior parte dipinti. La direzione del museo fu affidata sin dalla fondazione a Cornelis Apostool, funzionario consolare e pittore dilettante; questi rimase in carica anche dopo l’abdicazione di Luigi Napoleone (1810), quando l’Olanda fu ridotta al rango di provincia francese e il museo non godette più del patronato reale. L’attività di ampliamento del museo e di accrescimento delle collezioni fu ripresa solo con la Restaurazione, quando nel 1813 il governo del paese fu affidato a re Guglielmo I d’Orange, figlio di Guglielmo IV: nonostante il nuovo sovrano privilegiasse il nascente museo dell’Aia, anche per l’istituzione di Amsterdam si inaugurò un periodo di nuovo sviluppo. Il museo, che nel frattempo aveva ricevuto le successive denominazioni di Museo olandese e di Museo statale, ricevette quella definitiva di Rijksmuseum van schilderijen en penningen, ossia Museo nazionale di dipinti, monete e medaglie. Le collezioni, che si andavano incrementando attraverso acquisti e lasciti, furono inoltre trasferite in una nuova sede. Si scelse per ospitarle il Trippenhuis, il palazzo seicentesco costruito per la famiglia Trip dall’architetto Justus Vingboons; qui avevano sede l’Accademia fondata da Luigi Napoleone e il Gabinetto delle stampe, che quindi fu accorpato al museo. La nuova esposizione fu aperta al pubblico nel 1817. La sede definitiva La ricca pinacoteca, oggetto di continuo incremento, e le raccolte di storia e di arti decorative trovarono tuttavia la loro collocazione definitiva nel 1885, quando fu inaugurato l’edificio sulla Stadhouder-skade che tuttora le accoglie. A una sede grande e prestigiosa, appositamente costruita per il museo, si era cominciato a pensare già nel 1862, quando per iniziativa di numerosi amatori d’arte di Amsterdam fu costituita una commissione per la costruzione di un nuovo edificio, che si sarebbe intitolato a Guglielmo I nel cinquantenario del suo regno e che avrebbe dovuto accogliere al suo interno busti e medaglioni dei protagonisti della lotta di liberazione del 1813. Il progetto, che prevedeva tra l’altro l’uso del cotto di tipica produzione nazionale, non ebbe alcun seguito a causa della mancanza di fondi statali sufficienti a sostenere l’impresa. Gli stanziamenti necessari furono messi a disposizione dal Parlamento solo dieci anni dopo, nel 1872; la città di Amsterdam offrì a sua volta un contributo e il terreno per la costruzione, posto nell’elegante zona della cerchia ottocentesca. Del progetto fu incaricato l’architetto Peter Joseph Hubert Cuypers, che ideò un imponente palazzo di gusto eclettico, omaggio all’architettura tradizionale olandese e antologia celebrativa della storia patria. La sua creazione non mancò di destare vivaci reazioni e addirittura critiche rivolte soprattutto alla sovrabbondanza di decorazioni. L’edificio, a pianta rettangolare, presenta una pittoresca e imponente facciata scandita da due torri cuspidate al centro e da due torrioni terminali quadrati. I tetti brabantini che ne coronano l’intero corpo costituiscono certo il più aperto omaggio al gotico olandese, riecheggiato del resto anche nella disposizione degli elementi decorativi. Statue, rilievi, lastre di ceramica e vetri piombati sono distribuiti ovunque, secondo un complesso discorso figurativo teso a celebrare la storia dell’Olanda, culla di arte e di cultura, e la fondazione del museo. Negli anni l’edificio di Cuypers subì numerose modifiche, la più importante delle quali è costituita dal-l’aggiunta nel 1916 di un padiglione a prolungamento dell’ala ovest, destinato ad accogliere la collezione di dipinti del XVIII e XIX secolo. I muri esterni di quest’edificio furono ornati con un insieme di frammenti di decorazioni architettoniche tra cui diverse porte medievali e rinascimentali recuperate da edifici demoliti. Nel secondo dopoguerra, poi, rilevanti modifiche furono apportate all’interno dell’edificio, allo scopo di correggere quanto nel progetto di Cuypers non si poteva assoluta-mente adattare ai più moderni criteri museografici. Gli eccessi nella decorazione furono nascosti e attenuati attraverso l’inserimento di tramezzi e intelaiature che rendessero gli ambienti più sobri e luminosi, mentre le sale troppo ampie furono rimpicciolite e suddivise. Anche la disposizione delle opere e l’organizzazione delle raccolte fu oggetto di progressivi aggiustamenti e revisioni, che andarono via via adattando la realtà del museo a differenti criteri e intenti. Nell’allestimento del 1885, per esempio, la volontà di celebrare insieme la storia e l’arte nazionali, già espressa nell’ideazione dell’edificio di Cuypers, fu applicata anche nell’esposizione dei dipinti, dove le opere dei maestri si alternavano a modesti lavori anonimi o di bottega, scelti non per la loro qualità estetica ma per le loro valenze storiche, connesse per esempio all’illu- 213