SILVIO CURTO
Facciata del tempio diLuqsor, nella Description de l'Egypte. Questo disegno è particolarmente interessante perché ci presenta l'ultima coppia di obelischi che si
trovava ancora intatta nell'Ottocento di fronte ad un tempio. (L'edificio appare largamente sommerso dalla sabbia al punto che è visibile solo la testa delle due statue
colossali del faraone assiso alte 15,60 m.) 1 due monoliti non avevano altezza uguale: quello di destra, meno alto, era stato collocato più lontano dal pilone rispetto all'altro in
modo che, nella veduta frontale, l'effetto prospettico ne correggesse la differenza. L'obelisco di destra ora si trova a Parigi in Place de la Concorde.
Le piste del deserto erano allora impraticabili a causa dei predoni; il Drovetti fu il primo che nel nostro tempo riuscì a batterle, grazie a una poderosa scorta fornitagli dal viceré; non compì tuttavia un’escursione turistica, poiché da Siua trasse una documentazione scientifica considerevole.
Con i collezionisti i suoi rapporti furono meno cordiali, in quanto egli stesso s'era dedicato a quell'attività, e anzi, e sempre grazie all’amicizia sovrana, con successo non eguagliato da altri. Mise insieme infatti, a partire dal 1811, una collezione splendida, che depositò nella sua casa in Alessandria; nel 1816 la offerse in vendita alla patria antica, al Piemonte, che però lasciò cadere la proposta, spaventato dal prezzo richiesto.
Ripetè quindi l'offerta alla Francia, ma incontrandovi scarso consenso; riprese allora le trattative col Piemonte, questa volta con successo, grazie al favore dimostrato dallo stesso re Vittorio Emanuele I.
Il Drovetti fece quindi trasportare la collezione a Livorno, che era a quel tempo il porto italiano cui facevano capo lo rotte per l’Oriente - altra meta era Trieste, peri commerci con l’Austria. Nel 1821 la morte improvvisa del re mise in forse gli accordi, che però vennero avallati definitivamente dal successore Carlo Felice e dal Governo Piemontese. La collezione fu quindi trasferita per mare da Livorno a Genova, e di qui a Torino, usando carri d'artiglieria per i numerosi colossi statuari che ne facevano parte.
Nel contempo Carlo Felice aveva destinato a sede del futuro Museo Egizio un edificio ottimale, ossia il Palazzo dell'Accademia delle Scienze. Progettato da Guarino Guarini su una pianta a U, esso offriva infatti sale altissime ai colossi suddetti, e per il suo stile, un sobrio barocco, ambienti che non soverchiavano con strutture o decorazioni gli oggetti esposti, ed erano nel contempo accoglienti per i visitatori; inoltre era situato nel pieno centro culturale e direzionale della Città.