SERGIO DONADONI Fra i viaggiatori più significativi e precisi del XVIII secolo va annoverato Frederik Ludwig Norden, che viaggiò in Egitto per incarico del sovrano di Danimarca Cristiano VI. Ufficiale di marina, buon disegnatore, la sua documentazione grafica è particolarmente intesa alla topografia e alle architetture. Frutto dell’esperienza del de Maillet è anche l’osservazione che gli Egiziani non avevano solo il sistema geroglifico di scrittura, ma anche uno corsivo, il che poneva problemi diversi già alla radice per quel che riguardava la lettura, in quanto esso non si serviva di quei segni figurati che permettono una interpretazione simbolica. Se è stato un così tenace frequentatore della Piramide di Cheope, il Console non ha avuto il tempo e il modo di visitare molto del paese. Ne ha una visione intrisa di desiderio e di favola: «Ci si dice che ci sono ancora, in Alto Egitto, templi le cui volte azzurre e dorate sono belle come se fossero state appena finite; ci sono idoli di dimensioni prodigiose, colonne senza numero...» frapporti di questo appassionato frequentatore di antichità furono pubblicati solo dopo la sua morte, da Le Mascrier nel 1735: Description de l’Egypte, contenant plusieurs remarques curieuses sur la Géographie ancienne et moderne de ce Pais, sur ses Monuments anciens, sur les Moeurs, le Coutùmes, la Religion des Habitants, sur le Gouvernement et le Commerce, sur les Animaux, les Arbres, les Plantes, etc. : sembra di leggere il programma che sarà dato alla Spedizione Napoleonica di dotti; e, proprio in quella prospettiva, già il de Maillet auspicava che un gruppo di persone savie, curiose e abili potesse viaggiare attraverso tutto il paese con la lentezza che potesse dar loro l'agio di dedicare a ogni località il tempo e l’attenzione opportuna. Il secondo personaggio è il padre Claude Sicard, che fu certo colui che viaggiò di più attraverso l'Egitto fino alla sua epoca. Come superiore della Missione dei Gesuiti mosse alla ricerca delle varie comunità copte dell'Alto Egitto e dei deserti per riportarle nell'ambito della Chiesa romana, proseguendo un piano che risaliva - come abbiamo visto - già al Concilio di Firenze, ma che, se fino allora non aveva dato notevoli risultati, cominciava a profilarsi con più chiarezza. Dei suoi viaggi il padre aveva scritto una relazione, che però non fu pubblicata durante la sua vita e che è andata persa. Sappiamo dei suoi movimenti, dei suoi contatti, delle sue osservazioni dalle lettere che ne sono conservate, e che danno notizie talvolta ancora utili, come la descrizione del portico del tempio di Ermopoli (Ashmunein) che pareva appena completato tanto era ancor fresco di colori e di disegni (e che ora è perso) o delle porte di Antinoe, sull'altra sponda del Nilo (anch'esse ora perse). A Luqsor riconobbe Tebe, ed è arrivato fino ad Aswàn e a File. Nella Valle dei Re ha identificato alcune della tombe descritte da Diodoro e ha sognato davanti alle iscrizioni, illeggibili depositarie di una storia che ancora era ignota. La perfetta conoscenza delle fonti antiche e la padronanza della lingua araba ha fatto sì che dai