ficine etrusco-settentrionali fra il V e il III secolo a.C.; un grande mestolo e un colino da vino con manici appiattiti terminano anch’essi con una testa di uccello acquatico (Tav. 41, J). Fra i contenitori sono altresì presenti due oinochoai del tipo schnabelkanne a corpo biconico, di cui una con attacco inferiore dell’ansa a palmetta semplice (Tav. 41, é), contenitori dalla morfologia riconducibile alle prime versioni della classe prodotte verosimilmente a Vulci (prima metà del V sec. a.C.), e un’altra oinochoe più recente a corpo ovoide e bocca trilobata della seconda metà del IV-inizi III secolo a.C. Nelle ultime due sale dedicate alla collezione archeologica (VI e VII) sono comprese perlopiù coppe e bicchieri di varie epoche e produzioni destinate al consumo del vino: fra i buccheri etruschi si osservano la piccola kylix a parete sottile con fila di ventaglietti semichiusi impressi sulla spalla, riconducibile agli ultimi decenni del VII secolo a.C., e due diversi tipi di kantbaroi di tipo transizionale databili fra la fine del VII e la prima metà del VI secolo. A questo arco di tempo si riportano anche dei calici in bucchero nero: due esemplari tetrapodi su sostegni a coppia di cariatidi e base ad anello sono ispirati a modelli vicino-orientali in avorio; un calice su piede con decorazione a punte di diamante sulla carenatura, e un altro su elevato piede a tromba con piccole protuberanze sulla parete e sull’orlo, forma quest’ultima diffusa soprattutto in ambito vulcente; infine, due piccole kylikes in bucchero della fine del VI secolo. Fra la ceramica romana è da ultimo compresa una patera ombelicata etrusca a vernice nera della fine IV-inizi III secolo a.C. 7. Reai Castello di Pollenzo Con l’acquisto e la ristrutturazione in stile neomedievale del castello di Pollenzo, il re Carlo Alberto, appassionato d’antichità, accolse nella rinnovata residenza un’ampia collezione archeologica formata da ritrovamenti fatti soprattutto dall’Accademia Militare nei territori sabaudi (scavi in Sardegna e interventi di sistemazione attorno a Pollenzo). Prima dell’arrivo di Carlo Alberto, una raccolta di oggetti antichi di incerta provenienza, formata dal comandante della Regia Militare Accademia Cesare Saluzzo, era comunque già presente all’interno della dimora. La collezione albertina, che crebbe nel giro di pochi decenni, venne ospitata, almeno dal 1862, nella cosiddetta “Galleria del Museo”, le cui sale furono decorate dal pittore Carlo Bellosio negli anni 1839-1840 con scene ispirate all’antica Roma [Mercando 2004], I reperti archeologici sono noti per mezzo degli inventari ottocenteschi e di “14 fotografie di vasi, statue, lapidi ecc.” conservate al Museo di Archeologia Storia Arte di Bra. Nelle vecchie immagini sono riprese diverse ceramiche di fattura greca ed etrusca, che forniscono soltanto un’idea sulle classi vascolari testimoniate e 106