schi e Greci in Adriatico è evidenziato dallo storico Strabone, il quale ricorda il centro di Spina come scalo marittimo sia etrusco che greco. L’attività commerciale divenne per gli Etruschi padani la maggiore risorsa economica, e a tal fine venne approntata una solida struttura di ridistribuzione con postazioni preposte al controllo dei traffici. Le forme di occupazione dei territori padani erano incentrate su centri urbani (Bologna al centro del sistema, Spina e Adria scali marittimi sull’Adriatico, Marzabotto sulla via appenninica dei metalli, Mantova nelle fertili campagne affacciate sul Mincio) attorno ai quali si diramava una rete di insediamenti produttivi agricoli e di sostegno agli scambi. Verso l’ovest padano avamposti etruschi sul Po si trovavano nel Parmense e nel Piacentino dalla metà del VI ai primi decenni del IV secolo a.C. [Carini-Miari 2004; Catarsi Dall’Aglio 2004]. Per quanto concerne le produzioni vascolari, presto si avviarono importanti manifatture regionali, come il cosiddetto “bucchero padano” [Malnati 1993; Sassatelli 2000]. La produzione padana, ispirata a quella tradizionale del-l’Etruria propria, si diffuse nell’Italia settentrionale dalla seconda metà del VI fino all’inizio del V secolo, attraverso forme standardizzate e destinate perlopiù a un ceto medio e a un uso prevalentemente domestico (si tratta prevalentemente di ciotole e scodelle carenate, ollette e bicchieri) [Cattaneo Cassano 1998]. Poco diffuse risultano versioni più elaborate, quali brocche e tazze, in genere inserite nei corredi funerari. Come per il bucchero più antico, la cottura in forni a riduzione d’ossigeno dava a questa ceramica un caratteristico colore nero-grigio; la superficie del vaso veniva poi lucidata per dare una patina riflettente, apparentemente metallica. Il bucchero padano veniva fabbricato in officine ancora da localizzare topograficamente, e la sua distribuzione in vari siti della piena età del Ferro prova la forte influenza culturale e commerciale raggiunta nel Settentrione dagli Etruschi padani. Tra la fine del VI e la prima metà del V secolo a.C. in Piemonte comparve però una variante del bucchero padano, caratterizzata da una decorazione a reticolo ottenuta a stralucido di derivazione golasec-chiana; questa ceramica è poco documentata nell’insediamento fluviale di Villa del Foro, mentre è più abbondante nella vicina Tortona e nelle relative vallate appenniniche [Gambari 19931. Le indagini svolte nell’area pisano-versiliese hanno dimostrato l’esistenza di una produzione locale di bucchero da mensa in pasta grigia che potrebbe avere avuto un mercato significativo in questo periodo, fra la fine del VI e il V secolo, con una diffusione che comprendesse anche l’Emilia occidentale e il basso Piemonte [Versilia- Ciampoltrini 1993]. Alla fine del suo ciclo produttivo il bucchero padano venne sostituito da ceramica figulina dipinta da mensa detta “etrusco-padana”, che comunque non raggiunse il Piemonte (tranne qualche episodica attestazione), e da vasellame domestico d’imitazione in pasta grigia [Malnati 1993]. 51