6 quanto accadde, ad esempio, con la disgregazione del mondo romano sotto i colpi dei barbari che vi si affacciavano violentemente dall'Oriente europeo ed asiatico. Qualunque sia stata l'influenza esercitata su questi barbari dai modi di comportamento greco-romani, si può tuttavia parlare di opposizione tra due sistemi di valori, e di una loro sintesi che si elaborò faticosamente nell'alto Medioevo con la presenza mediatrice e moderatrice della Chiesa. Oggi, invece, quantunque resti ancora una lunga strada da percorrere per trovare un punto d'incontro universalmente accettabile da tutti i, Paesi industrializzati e non, non sembra possa esistere più di uno e uno solo sistema di valori: estendere, universaliizare lo stile di vita occidentale, e nello stesso tempo ridurre al minimo tutto c~ò che assai grossolanamente può essere definito come quel tanto di disumano, di penoso, di ingiusto, che ha accompagnato la nascita e lo sviluppo della civiltà industriale. Molte anime belle hanno pensato che la decolonizzazione fosse prima di tutto dovuta ad un progresso della coscienza morale; senza dubbio sarebbe bello che fosse così, ma la coscienza economica vi ha avuto gran parte. I Paesi più avanzati economicamente si sono accorti che nel XX secolo il dominio su altri, nella maggior parte dei casi, costa di più di quanto rende, e che il prestigio imperiale si paga sempre più caro. Perciò hanno di proposito lasciato la responsabilità di governo ai popoli che si pretendevano indipendenti, pur conservando, è chiaro, potenti mezzi di influenza e di persuasione. A partire dal momento in cui le potenze dominanti hanno cominciato a considerare come loro dovere di elevare il livello di vita dei soggetti, si urtano a problemi quasi insolubili, salvo forse il caso ideale di una colonia che sia solo un deserto con dei pozzi di petrolio. Ma quel caso limite è raro, e si sa bene che anche nei deserti più deserti c'è sempre qualche signorotto locale avido di denaro e molto abile a muovere a suo profitto le esigenze morali della coscienza internazionale progressista. Comunque vadano le cose, l'attuale tensione per la questione del petrolio è destinata a ridursi fortemente appena saranno disponibili ed economicamente convenienti altre fonti di energia, il che, nello spazio di una o due generazioni, avverrà sicuramente. Quindi, per l'Europa la perdita dei possedimenti coloniali non avrà significato come per i grandi imperi del passato la disintegrazione finale, e ciò giustamente perché noi viviamo in una civiltà economica in cui il dominio è diventato un onere insopportabile per tutti, o almeno per tutti gli uomini civili. Attualmente stiamo vivendo la fase in cui tutti i popoli, che sempre attraverso la loro storia hanno considerato la forza militare ed economica un segno di primato o comunque hanno fatto il possibile per sfuggire alla dipendenza dallo straniero, desiderano acquisire con ogni mezzo gli strumenti di potenza già posseduti dall'Occidente, e poi quegli altri mezzi che all'Occidente hanno procurato ricchezza e benessere. Tuttavia, questa unificazione tecnologica del pianeta avviene in un momento in cui i costumi, le credenze religiose e i modi di vivere restano ancora molto differenti, e talvolta opposti. La vita in comune degli uomini comporta ancora molte e complesse difficoltà. All'Occidente, che· in un certo senso ha compiuto l'unificazione dell'umanità, tocca ora scoprire meglio la propria originalità, i suoi caratteri permanenti. Anche se quella occidentale non è più la sola civiltà, essa resta quella che ha toccato i valori più alti. Alla difesa di quei valori è affidato il suo avvenire.