m

19

Gli economisti « classici »
sostengono che rimane
elemento insostituibile per
la formazione delle
riserve valutarie.
I « progressisti» lo
ritengono del tutto
sorpassato: le opposte
tendenze sono dovute
anche a ragioni di politica
nazionale.
Dal « tallone
aureo» al Gold Exchange
Standard.
Dalla crisi della sterlina
nel '67 alla prima
svalutazione del dollaro
zionistica, oppure trovare un moderno e appropriato succedaneo. I
francesi caldeggiavano una sostanziosa rivalutazione del prezzo, prima
di riformare il sistema monetario
ormai vecchio e claudicante, mentre
gli Stati Uniti volevano la demonetizzazione. In mancanza di un accordo concreto, la pressione sull'unica moneta di riserva valida, il
dollaro, si fece insostenibile e, a metà
agosto 1971, Nixon dichiarò che, a
partire da quel momento, era sospesa la conversione di valuta USA
in oro. Dopo quattro mesi di grave
crisi e di profonda incertezza, fu
stipulato a Washington, il 16 dicembre, un accordo fra i Paesi valutariamente più forti che sancì una
piccola svalutazione del dollaro e
una modesta rivalutazione delle altre
monete. In sostanza l'oro costava
di più negli Stati Uniti e meno in
Europa e in Giappone. Era una soluzione pragmatica che non aveva
convinto nessuno e la corsa all'oro
delle banche commerciali e dei privati si fece più rapida.
Uscirono degli studi di specialisti che
prevedevano un forte aumento della
richiesta di metallo negli anni a venire e un logico rincaro del prezzo.
Fu un incentivo per provocare un
nuovo rialzo delle quotazioni. Poi
le incertezze monetarie si fecero generali e una forte pressione sulla
sterlina provocò il distacco di questa
valuta dal sistema di cambi fissi .
Come conseguenza, l'oro fu nuovamente oggetto di un'affannosa ricerca e la sua quotazione salì fino a
70 dollari l'oncia, limite ritenuto
impossibile solo alcuni mesi prima.
In seguito, sia per l'afflusso sul mer-

e alla tempesta del '73 nel
sistema monetario.
Quale sarà il futuro dell'oro?
Per ora si fanno soltanto
ipotesi. Ha suscitato i
sogni più folli e regalato
anche le delusioni più
profonde.
È ancora una leva del
potere nel mondo?
Rimarrà il mezzo classico
per gli scambi?
La tesaurizzazione
conviene?
Purtroppo non basta il
fiuto, ci vuole anche
fortuna.
cato di partite di metallo in speculazione, sia per le incerte prospettive
congiunturali, la febbre discese e
il prezzo si attestava fra i 61 e i
64 dollari per oncia.
Nel frattempo, però, naufragava l'accordo preso nel febbraio del '72 dalle
banche centrali del MEC di saldare
gli sbilanci dei loro pagamenti con
l'estero parte in dollari, parte in
valute comunitarie e parte in oro.
Com'era possibile infatti cedere oro
delle riserve ufficiali a 38 dollari
l'oncia quando sul mercato libero
valeva 70? Fu deciso così di congelare l'oro e di ritornare a saldare
il deficit dei pagamenti in valute
teoricamente convertibili e in dollari. Il 13 febbraio 1973 nuova improvvisa svalutazione del dollaro e
l'oro passa a 42,22 l'oncia. La tempesta monetaria è in pieno sviluppo.

***
Quale sarà il futuro dell'oro? Le
previsioni non sono facili. Se si rivalutasse il prezzo ufficiale, diciamo a 70 dollari l'oncia, per diversi
anni non vi dovrebbero essere gravi
problemi in termini di liquidità internazionale. Accanto all'oro vi sarebbero anche, come altra moneta di
riserva, i Diritti Speciali di Prelievo
e una quota consistente di metallo
tesaurizzato che uscirebbe dai forzieri. Naturalmente questa operazione dovrebbe essere fatta assieme
al consolidamento di buona parte
dei dollari USA in possesso delle
banche centrali degli altri Paesi.
Un'ipotesi del genere però non ha
al presente grandi possibilità di realizzazione. Gli Stati Uniti puntano

più che mai sulla demonetizzazione
dell'oro e su di un sistema monetario basato su promesse di pagamento come i DSP. A tale scopo
cercano di ridurre il loro deficit valutario verso l'estero e, finché non
giungeranno a un duraturo pareggio,
manterranno l'attuale situazione.
D'altra parte anche il recente notevole rincaro del prezzo libero dell'oro non ha provocato un cospicuo
incremento della produzione. Nell'Unione Sovietica il costo di estrazione è elevato e fino all'anno scorso
era antieconomico. Si cercava oro
solo per avere a disposizione delle
riserve pregiate da utilizzare per fini
strategici, oppure per sopperire a
carenze di generi di prima necessità,
come i cereali. In Sud Africa il prezzo
è per ora remunerativo, ma è logico
supporre che quel governo dovrà
migliorare il livello di vita dei meno
abbienti, al fine di tendere meno
scottante il problema razziale.
Nel frattempo crescerà la domanda
di metallo per usi industriali e soprattutto per oggetti d'ornamento e
per l'oreficeria. La tesaurizzazione
continuerà in quei Paesi che non
hanno un valido termine di paragone
per gli scambi commerciali. Occorre
pensare che nel Medio Oriente, in
India, nel Pakistan e in altre regioni
asiatiche l'oro è tuttora il solo mezzo
monetario accettato e che, nonostante le severe misure prese dai
relativi governi per impedirlo, il traffico aureo ha sempre grandi proporzioni. Vi è poi il consumo per la
coniazione di monete e di medaglie.
È difficile prevedere perciò un forte
ribasso dell'oro «libero ».
D'altra parte, come si è detto in
principio, l'oro non rende e costa
qualcosa per la sua conservazione :
se non vi sono previsioni di torbidi
politici su scala internazionale o di
conflitti armati di grandi proporzioni, è poco vantaggioso tesaurizzarlo. Probabilmente, per un periodo
più o meno lungo~ la quotazione
dell'oro non si sposterà in misura
appariscente. Diverso diventerebbe
il ragionamento se uno o più Paesi
incappassero in un'altra tempesta
monetaria. Allora potrebbe verificarsi una nuova, sia pur poco conveniente, «corsa all'oro ». Esaminando
la storia di questo secolo si trova facilmente la conferma che, se non si
ha il fiuto o la fortuna di scegliere
il momento opportuno, la tesaurizzazione è sempre stata una scelta
poco felice.