Le distribuzioni ottenute, distinguendo sempre fra operatori con attività « singola» ed operatori con attività « mista», rivelano come la maggior parte di
commercio con l'estero effettuata dagli operatori con attività « singola» promani da operatori mono-settoriali (43,5% per l'importazione e 52,3% per
l'esportazione) . Dato che è del tutto plausibile attendersi una correlazione
positiva fra dimensione e pluri-settorialità, questi risultati confortano l'ipotesi di
una relativa coincidenza con attività « singola» di commercio estero ed impresa di piccola-media dimensione. Una controprova la si riscontra osservando la
distribuzione delle quote degli operatori con attività « mista» , per i quali gran
parte del commercio estero è detenuta dagli operatori che sono presenti in
cinque e più settori (60,2% dal lato importazione e 45,2% per le esportazioni).
Anche in questo caso, come per la quota di commercio e~tero detenuta dai
maggiori operatori, emerge una maggiore accentuazione per l'importazione. A
conferma di ciò si noti come, per le esportazioni, il 20 ,8% dell'attività degli
operatori « misti» viene svolta da quelli mono-settoriali.
Un'analisi dettagliata della pluri-settorialità viene proposta nella tavola successiva (tav. 9) in cui, a livello di ciascun settore, compare la quota di commercio estero (importazioni + esportazioni) ripartita fra oper~ ·.ori mono-settoriali
(prima riga) ed operatori pluri-settoriali (righe 2-14). I settori a più elevata
pluri-settorialità sono quelli in cui il rapporto di concentrazione (R. C.) risulta
più basso: è il caso dei « mezzi di trasporto», « gomma », « industrie estrattive»
e « carta-cartotecnica».
Riguardo alla dimensione degli operatori, definita come ammontare annuo di
commercio estero, sono state formate 5 classi di ampiezza che identificano: 1)
operatori marginali (ammontare non superiore a 50 milioni); 2) piccoli operatori (da 50 a 250 milioni); 3) operatori medi (da 250 milioni a 1 miliardo) ; 4)
operatori medio-grandi (da 1 a 10 miliardi) ; 5) grandi operatori (con più di 10
miliardi di commercio estero annuo) .
Con riferimento al solo 1978 si è proceduto alla determinazione della quota di
commercio estero che ciascuna classe dimensionale di operatori detiene in
ogni settore (tav. 1Oa e tav. 10b). Rispetto alla distribuzione per totali , la quota
più elevata è sempre detenuta dall 'ultima classe dei grandi operatori: 51,4%
per le importazioni e 40,1% per le esportazioni.
Come si è già avuto modo di constatare in precedenza, la distribuzione riferita
alle importazioni è molto più addensata in corrispondenza degli operatori di
grandi dimensioni di quanto non lo sia la distribuzione riferita all'esportazione,
in cui le tre classi dimensionali centrali (piccoli, medi e medio-grandi) evidenziano un valore di commercio estero pari al 58,1 %. A livello di ciascun singolo
settore questa caratteristica di concentrazione delle quote verso i grandi operatori si riproduce all'importazione principalmente in tre settori (( estrattivo»,
« mezzi di trasporto» e « derivati del petrolio»), di cui il primo ha un peso assai
rilevante (22%), trattandosi presumibilmente di approvvigionamenti energetici. Per l'esportazione, l'addensamento delle quote verso la classe dimensionale più elevata risulta meno sperequato, tranne che nel settore' « mezzi di
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