tà delle operazioni esposte a questo rischio (e di converso, la limitatezza delle risorse della SACE); la difficoltà di commisurare il premio ad un qualche calcolo di probabilità dell'evento (ed insieme, le particolari caratteristiche che non può non avere tale calcolo in un sistema di sostegno pubblico alle esportazioni); ed infine la necessità di evitare che, l'attivazione della garanzia statale significhi che la collettività è chiamata a pagare qualsiasi costo. Per tale motivo il Ministro Stammati nominò una Commissione di studio, che ho avuto l'onore di presiedere, com posta dai maggiori rappresentanti degli organismi interessati al problema: il Oott. Orazi, cond irettore dell 'UIC; il Oott. Banfi , presidente del Mediocredito Centrale; il Oott. Gianani, direttore della SACE; ed inoltre il Oott. Cao di San Marco dell'IMI , il Oott. Rastelli dell'IRI e il Oott. Pontolillo della Banca d'Italia. Questa Commissione aveva un compito assai preciso: indicare quali soluzioni adottare o favorire perché il rischio di cambio venisse affrontato in maniera da non costituire elemento di preoccupazione per gli operatori e gli Istituti di credito, ma anche da non risolvere tutto in una estensione dell 'area di assistenza pubblica. Nella Relazione al Ministro con cui la Commissione ha concluso i suoi lavori emerge l'opinione che il problema vada risolto adottando un ventaglio di soluzioni legate principalmente alle diverse caratteristiche degli operatori interessati. Queste soluzioni, tra le quali non si esclude quella assicurativa, ma integrandola con altre di natura più prettamente finanziaria, valgono naturalmente se gli operatori non dovesserro riprendere la via della fatturazione in lire anziché in valuta. Vi è invero qualche sintomo di questo orientamento, se si considerano i dati UIC delle autorizzazioni concesse nel 1979; questi mostrano, rispetto al biennio precedente, un forte aumento delle esportazioni espresse in lire, specie nei confronti dei paesi sviluppati. Queste passano, infatti, dal 10 al 16,8% mentre scendono quelle in altre valute (dal 26 al 20%) e, seppure di poco, quelle in dollari (dal 63,7 al 62,7%). Ciò potrebbe riflettere, tra l'altro, l'effetto stabilizzante sul tasso di cambio atteso dagli esportatori derivante dalla partecipazione dell'Italia al Sistema monetario europeo. Tuttavia la quota di esportazioni espresse in valuta estera, e particolarmente in dollari, è ancora molto alta in Italia, anche perché alcune disposizioni, come quella che prevede una minore copertura assicurativa SACE ai contratti denominati in lire, spingono in questa direzione. La Commissione ha ritenuto che meglio sarebbe non effettuare interventi di questo tipo, indicativi da parte delle autorità pubbliche di una propria aspettativa di debolezza della lira rispetto al dollaro; tale aspettativa, infatti, per le ragioni già dette, risulta di difficile definizione; meglio sarebbe lasciare che il mercato evolva, eventualmente, anche nella direzione di una maggiore fatturazione in lire, o in valute diverse dal dollaro. Potrebbe eventualmente considerarsi con interesse l'inserimento nei 62