delle eccedenze o nel 15% del totale dei depositi (il minore dei due) per
lo stock esistente, ma nel 40% degli incrementi fino a raggiungere il 25%
dello stock dei depositi.
Il vero fattore limitante dell'espansione dei depositi diventava dunque la
riserva obbligatoria, ormai frazionaria e quindi tale da dar luogo ad un
moltiplicatore. Il vincolo al patrimonio, ridotto a franchigia fissa, fu rapidamente superato poiché l'espansione dei depositi lo rese presto inoperante, a vantaggio del vincolo alternativo alla riserva obbligatoria. Di fatto
entro pochi anni il vincolo operante fu il coefficiente globale di riserva obbligatoria del 25%, abbassato nel 1962 al 22,5%.
Il legame diretto tra tutela della stabilità e solvibilità del sistema bancario
e politica monetaria nell'accezione macroeconomica fu così perduto: lo
scioglimento del legame é stato da allora considerato un contributo alla
chiarezza e alla distinzione di ambiti intrinsecamente diversi.
Rimaneva un elemento di confusione, già notato sopra, nella facoltà concessa alle banche di versare la riserva obbligatoria in titoli di Stato anziché in contanti. Vi si può ravvisare una commistione tra finalità di governo della liquidità globale e politica del debito pubblico. L'esigenza di ripulire il meccanismo di controllo della moneta trovò soddisfazione nel
1953, quando l'ammissibilità a riserva obbligatoria venne circoscritta, tra
i titoli, ai soli BOT, il cui mercato era assai limitato; e ulteriormente nel
1963 con la distinzione tra BOT ammessi a riserva obbligatoria e BOT
per investimenti liberi.
Il processo di ripulitura subì un arretramento verso la fine degli anni '60,
quando un altro obiettivo prese importanza e venne a interferire: quello di
sorreggere alcuni flussi finanziari di particolare importanza e che risultavano penalizzati dal rialzo dei tassi. Furono così ammesse alla riserva
obbligatoria le cartelle fondiarie nel 1965 e nel 1967 il prestito per l'edilizia scolastica e le obbligazioni Crediop emesse per conto del Tesoro. La
commistione tra governo della moneta e orientamento-selezione dei flussi (o in altri termini, twist nella struttura dei tassi) continuò fino al 1975;
ma già nel 1973 l'istituzione del vincolo di portafoglio realizzava lo sdoppiamento degli strumenti che consentiva due anni dopo di restituire alla
riserva obbligatoria piena efficacia nella sua funzione primaria ed anche un
maggior grado di semplicità (4).
La necessità di ridurre al minimo le interferenze nel governo della moneta é acquisita e tanto più stringente quanto più difficile si é fatto il compito. Il problema dei rapporti tra politica valutaria e governo degli aggregati
monetari interni ha dominato gli anni recenti e costituisce una difficoltà
neta è venuta anch'essa costituendo, specie in Italia, un problema di
crescente importanza, ma é forse quella che più facilmente può essere
rimossa, sia pure pagando un prezzo in termini di livelli dei tassi e quindi
di onere del debito pubblico.
Sarebbe invece errato a mio avviso considerare come un'ulteriore molepermanente in sistemi economici aperti. L'interferenza esercitata dal
problema del finanziamento del disavanzo pubblico sul governo della mo-

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