conto europea appoggiata dalla Kredietbank, dimostratasi di gran lunga più accettabile sul mercato degli eu robonds di tutte le altre unità di conto composite alternative finora proposte. Pur ignorando le fluttuazioni minori entro i margini stabiliti - come del resto erano ignorate nei vecchi articoli dell 'accordo del Fondo Monetario Internazionale - si potrebbe sperare che tale definizione possa rendere 1'« Europa» equivalente ad un gruppo di valute degli Stati membri piuttosto che ad una sola di esse. Questo sarebbe il caso delle divise attualmente collegate tra loro nel «serpente ». Un inconveniente tuttavia è costituito dalla possibilità che si determini , a volte , un brusco ed improvviso spostamento dalla valuta meno deprezzata a quella meno apprezzata o viceversa, a causa della minore fluttuazione in termini percentuali dell'apprezzamento o della svalutazione delle monete fra loro vicine. A questo fenomeno potrebbe ovviarsi escludendo dal calcolo tutte le divise che si sono deprezzate rispetto alla media, contribuendo in tal modo a rafforzare ulteriormente l'accettabilità dell '« Europa» da parte dei possibili creditori sia ufficiali che privati. Di gran lunga più semplice e più comprensibile per il pubblico, nonchè più accettabile per coloro che effettueranno prestiti in «Europa » sarebbe una definizione di tale valuta come l'equivalente costante della valuta più forte in relazione alle altre. In tal modo si eviterebbero tutti i calcoli richiesti per la determinazione dell' « Europa» in base ad un paniere di divise, attirando una notevole quantità di finanziamenti da parte delle istituzioni ufficiali o del mercato privato. Tale definizione dovrebbe riscuotere il consenso delle Banche Centrali , il cui spirito operativo è volto a massimizzare la sicurezza piuttosto che il guadagno, e il cui impegno dovrebbe mirare essenzialmente a consentire all'« Europa» di adempiere a tutte le funzioni precedentemente espletate dal dollaro USA convertibile. Il dollaro è stato accettato senza riserve dalle banche come moneta per il regolamento dei saldi solo perché ha rappresentato per molti anni la divisa più forte maggiormente assimilabile all 'oro. La sola valida obiezione che si può muovere ad una tale definizione è che essa potrebbe limitare la volontà dei debitori nell'assumere debiti in «Europa », il cui valore potrebbe apprezzarsi notevolmente in termini delle valute nazionali, ma è opportuno tenere presente che: a) nel passato , questo pericolo non ha impedito che venissero effettuati ingenti prestiti in dollari , nonostante le aspettative di apprezzamento, peraltro verificatosi nei confronti di tutte o della maggior parte delle altre divise; b) una limitazione ai prestiti potrebbe risultare opportuna, quale misura contraria alla tendenza inflazionistica di alcuni Paesi ; c) non dovrebbe essere previsto alcun obbligo di assumere prestiti in valuta « Europa »; si potranno acquisire prestiti in unità di conto più convenienti, anche se presumibilmente a tassi d'interesse più elevati ; d) i tassi d'interesse sui prestiti in « Europa» dovrebbero essere decisamente inferiori a quelli sulle obbligazioni ad alto rischio di cambio per i prestatori; ciò dovrebbe compensare il più elevato rischio di cambio per il debitore e fornire alle nazioni in deficit un ulteriore incentivo per correggere le politiche inflazionistiche che aumentano tale rischio. Una definizione dell'« Europa» effettuata in base alla divisa più forte della Comunità aumenterebbe la capacità di credito ufficiale e privato a favore di primari fruitori , ad un costo totale, comprensivo del tasso d'interesse e del rischio di cambio, non superiore a 24