C. Boetto, Scena per l’atto IV del Gelone. Incisione. Torino, Soprintendenza alle Gallerie. simo: vi entrava chiunque poteva pagare il biglietto di ingresso e vi si eseguivano melodrammi in regolari stagioni d’opera. A Torino il teatro rimaneva ancora, invece, terreno di caccia riservata, ed era il gusto della Corte che si rifletteva sugli spettacoli rappresentati. Rientravano in questo gusto non solo i balletti e i caroselli ma anche le favole pastorali: si avrà nel 1654 la rappresentazione del Gelone su testo dell’abate Scoto con scene di Giovenale Boetto (1). Lo spettacolo non è indicativo di un vero e proprio orientamento al melodramma; le scene poi sono lungi dal-rimmaginifico illusionismo delle decorazioni teatrali barocche. Costruite con salda robustezza seguono, nel loro variare, una linea di logico pensiero: come i palazzi non sono immagini di favoloso incantamento, ma tutt’al più di aristocratico decoro, 1 (1) Il Gelone fu pubblicato nel 1656 presso Bartolomeo Zavatta, con frontespizio e cinque incisioni di scene del Boetto. Il volume fu offerto e presentato alla regina Cristina di Svezia, quando in quello stesso anno venne in visita a Torino e vi fu accolta con solenni onoranze. 61