gili, p. 116). Naturalmente notevoli aggiunte e modificazioni intervennero successivamente e vanno qui sommariamente segnalate. Di particolare interesse la notizia che nel 1547 l’Ospedale intende ricostruire in altro modo il refettorio, bruciato per eventi bellici, chiedendo per questo e anche per riparazioni alla condotta d’acqua di usufruire di lunghi fusti di rovere (Ugna roboris longa) da tagliarsi nel Parco ducale (Gianani, Mirabello, p. 79). A nostro modo di vedere questa richiesta allude non già ad arredi interni, ma preminentemente a soffitti a travature. Nel chiostro nord-ovest oltre le cucine si svilupparono altri vani comunitari per le monache, in particolare il refettorio nuovamente realizzato nel 1567-’68 (Mangili, p. 157). Nei padiglioni settentrionali del chiostro avevano posto i servizi di lavanderia e del forno, mentre sul lato est dello stesso chiostro si addossava alla crociera il pollaio delle monache con relativa recinzione. L’altro cortile settentrionale, verso est, denominato poi « cortile grande comune », raccoglieva la farmacia dell’Ospedale rinnovata, forse sullo stesso luogo di una sua prima versione, nel 1572 (Mangili, p. 157), l’ingresso dei viveri, il macello, collegandosi poi alle residenze amministrative del cortile sud-est.
   La descrizione relativa alla visita del vescovo di Vigevano Gerolamo Visconti, in veste di delegato pontificio, nel 1669, integrabile con una planimetria descrittiva più antica (Archivio dell’Ospedale, scafi. XIX, cart. 22; Mangili, cap. Vili, p. 163 e ss.) aderisce in gran parte alla fisionomia acquistata dall’Ospedale nel corso del 1500. La cronaca della visita e la planimetria concordano nel dare pienamente eseguita la crociera, il cui braccio ovest era stato completato in un secondo tempo. [25]
   Radicali interventi che incisero sulla struttura archi-tettonica avvennero solo a partire dal 1770 circa, su proposta del « viceministro » dell’Ospedale Francesco Sartirana, nel clima di riforme volute da Maria Teresa e poi da Giuseppe II. A questa fase si devono la nuova cupola al centro della crociera e il nuovo vano sull’ingresso sud (attuale aula Forlanini). Altre trasformazioni e aggiunte furono realizzate verso la metà del-l’800 (Mangili, p. 313 e ss.) sui lati nord e nord-est, finché con la realizzazione tardiva del Policlinico, al di fuori del centro storico, nel 1932 si apriva un periodo di incertezza per l’antico complesso dell’Ospedale. Non va passato sotto silenzio che allora fu concepito un irresponsabile progetto... « di costruire un nuovo edificio lungo il lato esterno orientale dei due cortili più antichi, con facciata su una strada che, partendo dall’Aula Magna [dell’Università], avrebbe dovuto tagliare due cortili del vecchio Ospedale San Matteo, [il quale progetto] s’era dovuto abbandonare per il divieto, in fondo giusto, dell’Amministrazione delle Belle Arti... » (parole di P. Fraccaro, in Vaccari, Università, pp. 331-332); l’incredibile proposta si riaffaccerà dopo la guerra, ma fu sventata da un reiterato divieto (ivi, p. 333). Da questa situazione negli anni Cinquanta dopo l’ultimo conflitto, per impulso del magnifico rettore Plinio Fraccaro, i fabbricati furono opportunamente riscattati e acquisiti
[116] Fronte settentrionale del Broletto, verso la Piazza
Grande, con le logge e la scala cinquecentesche.
all’Università, e infine in qualche parte significativa restaurati (Vaccari, Università, testo di P. Fraccaro, p. 333).
   Una nuova ristrutturazione architettonica dell’Università, delle cui traversie e dei cui ritardi siamo impotenti spettatori, dovrebbe tenere conto adeguato, nella rielaborazione della parte antica (se vuole essere opera culturalmente valida e qualitativamente rispondente alle sue ambizioni), della complessa fisionomia dell’Ospedale, una delle più notevoli architetture di questo tipo che si conservino in Europa.
DOCUMENTO CON I DATI DIMENSIONALI DELL’OSPEDALE
(Archivio Storico Civico di Pavia, Legato Brambilla, scatola 50).
   In firmaria longa est longa braz. CXXVI et quarte III. Porticus ante portam diete infirmane a parte versus me-ridiem debet esse et fieri usque ad aequale ecclesie nove que est in latitudine braz. XVI. Porticus autem ante portam diete Infirmane a parte versus nullam horam est seu esse debet braz. XII onz. XI et sic totus situs Hospitalis a meridie versus nullam horam est, compu-tatis muralis, braz. CLVIII. 3. secundum mensuram ce-mentariorum papiensium.
   A muro Infirmarle longe a capite versus domum domini Gracini eundo versus sero debet esse locus unus latrinorum de braz. VI et post illum coquina dominarum de braz. XV et post illum locus unus prò bugatis de braz. X et post illum curia pullorum in qua potest fieri ductus aque, et in summa sunt braz. XXXI et braz. II de muraliis, que sunt braz. XXXIV, et sic ductus aque potest fieri a dicto muro Infirmane versus sero per braz. XXXVI.
   Ab hostio autem domuncule per quod dictum fuit in-trari cum conductu eundo versus meridiem et usque ad claustrum fiendum prope Infrmariam fiendam dominarum erit curia pullorum braz. XXIIII, post illam porticus primi claustri braz. VI, post eum dictum claustrum braz. L.ta, post illum porticus ipsius claustri braz. VI, post e am Reffectorium porticus secundi claustri braz. VI, et sunt in summa braz. CVl... sunt septem muralie que possunt esse braz. VII. Et sic in summa CXIII.
   A muro autem suprascripte Infirmane per medium
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