A lato: un particolare della volta della cappella della perfezione del Santo, XVI, affrescata dal Legnanino. Sotto: esterno della cappella del Santo dinnanzi al sultano, XIV. incastonata di pietre e il manto di seta morella con frange d'oro per le «grandi occasioni».324 La liturgia anagogica teatrata, la metastorica religiosa scontavano con la stasi e l'apatia progressiva lo scollamento dalla realtà socio-economica. Anche l'acquaforte di Marc'Antonio Dal Re che mostra una veduta d'Orta sormontata dalla geografia della regione non differisce gran che, nella rappresentazione del monte, dalle incisioni di ugual soggetto del secolo precedente.325 Così continuarono le gratifiche di indulgenze; questa volta nel 1705 per la cappella della natività e nel 1707 per quella del sepolcro, e si dispose nel 1731 per il restauro degli affreschi ammalorati da parte del pittor», ben noto a Varallo, Antonio Orgiazzi.326 L'unico episodio di rilievo nell'arco dell'intero secolo venne con la realizzazione della cappella rappresentante il santo dinnanzi al Sultano compiuta, secondo il Gemelli, nel 17 5 7.327 E alle spese per questa costruzione concorse assai generosamente il portoghese Bernardo Mina nel 1759.328 Si tratta di un edificio a planimetria esagonale allargata, torreggiarne su un crinale del monte e caratterizzato da doppie lesene sugli spigoli che reggono la espansa trabeazione. Alla tipologia architettonica tradizionalistica, irrilevante, corrisponde nell'interno, al di là del prospetto con le due tiepolesche figure in «grisail-le», una scena vivace e briosa, esotica e teatrale. Sotto il volo d'angeli che solca la volta, gli affreschi mostrano un porto di mare e una popolosa città presidiata dall'accampamento del Sultano. Il milanese Federico Ferrari, allievo di Pietro Maggi, che eseguì la stupefacente pittura mettendo a frutto scaltrite risorse scenografiche, aveva lavorato tra l'altro non molto tempo prima per la chiesa monzese di santa Maria al Carrobio.329 E ad Orta, come a Monza, egli sembra dominato da una esuberanza di taglio veneziano. I suoi modi traducono in un vitalismo sgargiante l'ammirazione per il Tiepolo e per Mattia Bortoloni, allora in voga come una polarità della complessa panoramica pittorica lombarda. Carlo Beretta detto il Berettone, l'autore delle statue esplica a sua volta in conformità con gli affreschi le migliori doti di coreografia e di illusività.330 Sulla destra 215