Firenze
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della pittura murale entrò subito nella vita quotidiana dei ceti più abbienti nell'ambito di un autentico recupero della tradizione classica, come attestano i numerosi frammenti decorativi - in genere scarsamente considerati ma talvolta di notevole qualità - provenienti dalle antiche case del centro storico di Firenze7.
      Per tornare al filone più conservatore della pittura fiorentina dell'ultimo quarto del Duecento, si possono ricordare gli Evangelisti scoperti una sessantina d'anni fa sulla volta della cappella Gondi in Santa Maria Novella a Firenze, che purtroppo ci sono giunti in pessime condizioni di conservazione. Essi richiamano per l'ampiezza della concezione i Profeti di Corso di Buono in Sant'Andrea a Mosciano, nonostante siano di qualità inferiore. Vicino all'importante Maestro della Maddalena appare invece il frescante cui si devono i frammenti della decorazione della parete sinistra in San Miniato al Monte a Firenze con l'Annunciata e la Natività.
      Assai scarse dal punto di vista numerico, conviene sottolinearlo subito, sono le testimonianze superstiti riportabili specificatamente al momento figurativo proto-giottesco, che fu una parentesi di straordinaria vitalità creativa assai limitata nel tempo e caratterizzata da una fortissima accelerazione dei processi innovativi. La fase più antica e programmaticamente rivoluzionaria di Giotto - quello per intenderci del frammento di una Maestà su tavola dell'Oratorio di Sant'Omobono a Borgo San Lorenzo, degli affreschi nei registri più alti della navata della Basilica Superiore di San Francesco in Assisi dove più marcato appare il suo intervento (Inganno di Giacobbe; Isacco respinge Esaù; Compianto sul Cristo morto) e del Crocifisso di Santa Maria Novella a Firenze, opere che aldilà della diversa tecnica di esecuzione appaiono concepite e realizzate d'un sol fiato - è registrata puntualmente negli affreschi frammentari con Storie di santa Caterina d'Alessandria nella cappella di San Giacomo a Castelpulci, nell'immediata periferia fiorentina8. Non a caso, verrebbe da dire, questi preziosi brani superstiti spettano al massimo rappresentante del protogiottismo in area fiorentina, cioè l'affascinante personalità artistica già ricostruita in passato con la denominazione critica provvisoria di Maestro di san Gaggio, identificata dal Boskovits in anni recenti con il pittore fiorentino Grifo di Tancredi menzionato in documenti del 1295 e del 1303. La comprensione del nuovo linguaggio giottesco esibita a Castelpulci, presumibilmente entro il decennio 1295-1305, appare anche più approfondita e consapevole di quanto è dato riscontrare nei primissimi anni del nuovo secolo nello stesso Maestro della santa Cecilia, ad esempio negli affreschi purtroppo ormai quasi svaniti della cappella Rucellai di santa Caterina in Santa Maria Novella a Firenze9. E dire che, per quanto ne sappiamo oggi, è proprio da questo affascinante anonimo che ci aspetteremmo in questi anni la più acuta
Firenze, Ognissanti. Decorazione a lacunari prospettici (insieme e particolare) sulle pareti dell'ambiente che introduce alla sacrestia.
Firenze, Santa Maria Novella, cappella Gondi.
Pittore fiorentino fine secolo XIII, Evangelista.
Castelpulci, cappella di San Giacomo.
Grifo di Tancredi, Storie di Santa Caterina d'Alessandria (frammento).
5) A. Tartuferi 1985, LXXIII, n. 710, pp. 315-326; Id. 1990, pp. 47-48 e 103-105.
6) L. Ghiberti, I commentari, a cura di O. Morisani 1947, p. 33.
7) Cfr. «Il Centro di Firenze restituito. Affreschi e frammenti lapidei nel Museo di San Marco», a cura di M. Sframeli 1989, in part, ai nn. 160-161, pp. 209-210; n. 168, p. 213 e passim.
8) A. Garzelli 1974, XXXIX, n. 136, pp. 9-30; A. Tartuferi 1990, pp. 107-108.
9) M. Boskovits, The painters of the miniaturist tendency, in «Corpus of Florentine Painting», 1984’, Sec. Ill, voi. IX, pp. 15,133-134 e taw. IV-V.