r Scritture ben 2. ore col noitro Sermo Padrone in dar principio alle Meccaniche ; Quà m e comparto 4. fiaichi di Greco, e io. cantucci, mandati non fo da chi. Favoritami d’intendere fc dal Sig. Lorio, o da altri , e me l’avvili , acciò polla renderne grazie. Mandai la Palandrana a Vincenzo, e non mi fcrive la ricevuta. D,-fiderò intendere quello, che la . E’ notte, ed io ho a tornare in Villa . Le bacio le mani infieme col Sig. Niccolò. Di Firenze li 30. Novembre 1625. Della P. V. M, Reverenda Servitore G. G. LETTERA ORIGINALE INEDITA DI GALILEO GALILEI AL P. AB. CASTELLI. Molto Reverendo Padre,e mio Sig. Colino frf - • tj»» » rv f■ # s *■ a PEr diligenza tifata non ho potuto ritrovare le 50 copie, che fcrive mandarmi della fua Scrittura, ed eiTa non mi dice niente dove io debba far capo per ritrovarle. Però fupplifca con altra fua. Feci prefentare le due ai Sermi Gran-Duca, e Principe D. Lorenzo da Vincenzo mio figlio, elTendo che li tempi contrariami alla mia fanità m’hanno tenuto finora per 3. fettimane con doglie acerbiifime , ed il M. Reverendo P. Abate mi fece intendere, che fendo cccupatiflìmo, non poteva fervi-re la P. V., come avrebbe de fiderato . La Scrittura è piaciuta aliai a tutti, che l’hanno letta, e qua fi trattava di riftamparla ; ma intendo, ch’ella non fe ne contenta. Io la rileggerò più voite, e fe mi parrà alcuna cofa da notarfi, l’avviferò, in occafione che bifognafle rifiampar-la ; e per ora mi fovviene di quell’acqua premuta, ch'ella interpetra come condenlata, dalla quale oppolizione potrebbe l’autore difenderfi , che