SULLA ECONOMIA DE GRANI. 53
   ftano in perdita dello Stato medefimo [1].
     Se dunque in tali occorrenze il mini-dero permettefle un libero commercio, di modo che ognuno fofle iìcuro di potervi fi ingerire lenza pericoli , e fenza formalità di forta alcuna , vedrebbonfi a mifura del bifogno feguire le immifiio-ni de’ grani : il proverbio dice , Careftia, ^Abbondanza. Certamente eh’ egli è non voler predar fede all’ avidità degli uomini, il dubitare, ch’eglino non fien predi a menare una derrata per dovunque eifa vantaggiofamente fi venda : ben fi fa, che buona cofa è U condurre follecita-mente de’ grani a coloro , che han fame , i quali comperano fenza patteggiare ( 2 ) ; in tal guifa la concorrenza , cioè il principio il piti attivo , e che ha la parte maggior^ nel commer-____                  P 3             ciò »
       CO Vedi il Tom. 2. del Trattato della Polizìa ove fi parla della conferva di Louvre, in Cui una parte de’ grani fi trovò guafta .
       CO Rapporta Cafiiodoro miniilro di Teodorico Re d Italia , eh’ effendovi fiata nell’ anno 524 una penuria in Francia, quel Re prefe delle difpofizioni per mandarvi prontamente de’grani, filila prevenzione che vi fi dovef-fero vendere a carifsimo prezzo . Su tal propofito egli foggiunge , eh’è cola buona condurre i grani a coloro, che han fame, i quali comprano fenza patteggiare , all’ oppofto di quei, che fon fatolli, i quali litigano fui prezzo. Ai faturatos cuna minibus in eertamen tfl ; fuo autem futium pofeit arbitrio , cui visuali» fottìi ferri itjunis. CaiT. v*r. 1.4. ep. 5.