«9 ta attorno in un’Otre, e lo mefce a contanti a chi Io defidera , fi avrebbe in rifpoila delle rifa, perchè è chiaro che tanto l’uno che l’altro provvede i bifognofi di quella Merce, ed il fecondo non differìfee dal primo fe non nel minorare l’incomodo dei Compratori (i). E’ un vero danno che il Gallarli abbia mo-ilrato tutta la fottigliezza, di cui era capace, in cofa , che non ne aveva il minimo bifo-gno , e dove difgraziatamente ei mancava di principj. Egli (l)„ Io propongo, dic'eglì, a decidere ad uno n del nofiro volgo fe poffa dirfi che i Can-„ tinieri non provveggon di Vino la Città di „ Napoli per la ragione che afpettano chi va-„ da a comprare il Vino alle loro Cantine,e ,, che folo i venditori d’Olio la provveggo-„ no , perchè con un otre addoffo lo vanno „ trafportando c vendendo cafa per cafa: L’ „ Uom del volgo mi ride fui vifo ,dicendo-„ mi, ambedue provveggono, ambedue ven-„ dono. Solo il venditor di Olio allevia al „ compratore una pena , che fi addoilà ia-„ cetidofela pagare. Quella decifione volgare „ baila a confinare l’opinione del Lampredi. „