179 ~ *------- ~ ' ra neila facreilift del loro Vefcovado, onde furono tutti ricchi ; e fpogliato il detto luogo della preda vi miffono fuoco, & tutto rabbatterono, acciò che non v’haveiTe mai legnale veruno di Città, nè di basita ; & ciò fu il primo Martedì di Febrajo li anni di Chrifto 1248. CAP. XXXV. Come lo Imperadore venne in Tofcana a ajjedio de' Guelfi, eh' erano nel Caflello dì Capraja. POco tempo appreffo lo Imperadore fi partì di Lombardia, & lafciòvi per fuo Vicario generale Enzo Re di Sardigna fuo figliuolo naturale con gente affai a cavallo fopra la taglia_. de’ Lombardi, & venne in Tofcana, ove trovò che la parte Ghibellina , che fignoreggiavano Firenze, del mefe di Marzo s’erano meifi a af-fedio a Capraja , nel quale Cartello erano de’ caporali delle maggiori cafe de’ nobili Guelfi urtiti di Firenze. Lo Imperadore venuto irm Tofcana, non volle entrare in Firenze, nè mai non Vera nitrato , però che fe ne guardavia, trovando per fuoi augurii , overo detto d’alcu-no Demonio, overo Profetia, come dovea morire in Firenze, onde forte ne temea; ma pafsò all’ hofte, & andoffene a foggiornare al Cartello di Fucecchio, & la maggiore parte di fua— gente lafcio ( a ) al Cartello dt Capraja, il qua-le Cartello per lungo & forte allòdio , & fallimento di vittuaglia non potendoli più tenere—., fecero que dentro loro configho di patteggiarli, & harebbono havuto ogni largo patto, che ha-veffino voluto ; ma uno Calzolajo urtito di Fi-1^.ize ’ c!ie era dato un grande Antiano, non_ eflendo nchiefto al detto configlio, fdegnato fi ■fece alla porta , & gridò a quegli dell’ hofte, che la terra non fi potea più tenere : per la— qual cofa quelli dell’ hofte non vollono intendere a patteggiare ; onde que’ dentro , coirne gente morta , s’arrenderono alla mercè dello mperadore ; & ciò fu del mefe di Maggio li anni di Chnfto 1249. Et Capitano de’ detti Guelfi era il Conte Ridolfo di Capraja, & meifere •Rmieri Zingane de’Bondelmonti ; & rapprefen-ati a ucecchio allo Imperadore, tutti li menò feco m prigione in Puglia, & poi per lettere & vo iavio , & magnammo, noi volle fare mF ve, ma fecelo abacinare degli occhi io • .” gSxèKgi &sje.is;IisS CAP. XXXVI. N® fScuTAÌ“!0 a Re Luis ftuolo & navilio e in c 0 tremare con grande Conte d’Artefe ’& Carrt p°mpa§nia Roberto , oc Carlo Conte d’Angiò fuoi DI GIOVANNI VILLANI !8o A rfratelli con tutta la Baronia di Francia, pofono | allòdio a Damiata in Egitto con allegro comin-I ciamento ; ma con trillo fine; che nella loro vernina di prefente hebbono la Città di Damiata, 8c poi volendo andare per forza d’arme al Citai-ro di Babilonia in Egitto, ove era il Soldano , & tutto fuo podere, come furono al luogo detto la Monlùra, havendo havùte più battaglie— & aliarti da’ Saracini, & di tutte elTendo vincitori i Francefchi, il Soldano conoiciendo, eh’ egli erano in quella parte, ove a lui piaceva—, maeftrevolemente fece rompere in più parti li argini del fiume del Calice, eh’ erte del Nilo , i quali fono a modo delli argini, che fono fopra el fiume del Po in Lombardia ; & rotti i detti argini, il fiume , che fopraftava alle pianure^ Egitto, fubito allagò tutto il piano, ov’ era ritorte de’ Chriftiani , per tal modo che-molti n’annegarono, & non poteano andare a neuno falyamento, nè riconofcere via o camino, nè bavere mercato, nè vittuaglia; onde-gran ^parte dell’òlle, chi morì di fame, & chi affogò nell’acqua, & tutto loro belliame, & cavalli vi perirono. Per la qual colà di necellìtà quelli, che rtampati erano, s’arrenderono prigioni al Soldano, & a’ Saracini, & fu prefo il detto Re Luis , & Carlo Conte d’Angiò fuo fratello con morti Baroni ; & Ruberto morto , il quale era Conte d’Artefe. Ma come piacque a F° ’ ^vute i Chriftiani le dette adverfitadi, 1 detto Re Luis con irta gente torto trovarono buona pace & redentione da’ Saracini, che rendendo la Città di Damiata, & pagando demento nula di Parigini furono diliberati ; ma Carlo 1 *uggi con la guardia, c’havea nome Ferza-catta. La detta feonfitta fu adìXXVlL diMar- & WR1 d'C1rnft0 l2J°’ Et come lo Re Luis, 1 Baroni furono liberati, & ricomperati furono pagate-dette monete, & fi ritornarono 1 Ponente; & per ricordanza de la detta premura, accioche vendetta ne foffe fatta, o per lui 0 per li fuoi Baroni, il detto Re Luis fece fare Pdaa le°bove rf1 TOmefe gr0Ìr°’ da lat0 della ’ le bove da prigioni. Et nota, che quan- D do quella noveila venne in Firenze, fignoreg- falò1C °r F h Uu ’ ne fecero fefta ¿^grandi alo . Lafceremo il parlare de’ Francefchi & i > r • t -iiuiuci materia, a dire de fatti di Firenze, & della fine di Federigo Imperadore, & de’ figliuoli. S CAP. XXXVII. Come lo Re Emo figliuolo dì Federigo fu/confitte &1 prefo da' Bolognefi. ddmefe diMag-fte alla Città di Bologna Ìffi’!™' aho' fono^"11^ iu^pref10^61!^^^°^CL>afconfi£ molti ài La geÌre°& 1 etu battaSlia COia-in una gabbiai fare fr m car“re- »agio finìo fua viH°a’ lanVcSoie.“”*“* in mare