DI F. PAOLO. LUI 'pubblica in un Principe . Quanto al farlo ammazzare , non fe ne prender alcun faftidio . Eller cofa macchinata cóntro Imperatori , efeguita contra Re , e Principi grandi , non contra privati di sì bada fortuna, come egli era - Ma fe pur ciò lì diffegnaffe , effer preparato al divino beneplacito, e non effer così ignaro delle code umane, che non fapefle ciò che folle la vita , e la morte , e fe fi debbano da chi le conoide o bramare , o temer più del dovere. E fe Tavelle fatto prender vivo, per condurlo a Roma , tutta la podeftà del Papa non arriverebbe ad impedire che ogni uomo non fia prima padrone di fe, che altri, e che anco egli farebbe flato prima padrone della fua vita, che il Pontefice; ringraziandolo del buon affetto, e non curando partito alcuno, poiché la fua caufa era così congiunta colla pubblica , che non fi potevano difgiungere- Parvero Arane le due propofle di far ammazzare , o prender vivo il Padre ; ma le coffe feguite non molto dopo faranno chiaro che lo Scoppio parlò con fondamento , e eh’ erano di già polle in difegno . Egli partì da Venezia , ed in una fua fatirica compofizione, narrando aver avuto congreflò col Padre Paolo, at-tefta averlo conofciuto non indottimi, nec timidum. Ma il Padre era tanto buono, che non era abile a penfar male , e ftimò che fof-fero concetti dello Scioppio .• oltre che , di fua natura era oltre modo intrepido, e cimelio al divino beneplacito , viveva coh-fidentiffimo nella fua innocenza . E febbene più volte fu fatto avvertire d’averli cura , perchè a’ Signori Inquilìtori di Stato ( quello è un Magiflrato fupremo in Venezia, al quale capitano le più occulte trattazioni ) veniva dato avvilo che fi macchinaffe conera là fua vita; e che molte volte dalla carità di quei Signori ve-nifse certificato, ed ammonito di guardarli, mal non diede fegno di punto curarli, o per grandezza d’animo, come poffono afììcurare quelli che molte volte l’hanno fperimentato, o per effer ficuro che non avviene alcuna cofa lenza divina difpofizione, e che le cole da Dio difpofle non polsono impedirli con alcuna cautela; anzi bene fpelso le lòllecitudini e foverchie cautele fono tra le caufe degli avvenimenti, maffìme che in tali accidenti è un travagliarli nell’incerto, ed infinito. Certo egli non volle mai mutar punto il fuo co-ftumato modo di vivere, e diceva non importar a lui morire più ad un modo , che all’altro , pur che morifse giuftificatamente , perchè era ben ficuro che in nefsun punto la morte gli farebbe improvvifa. E tra le eccellenti virtù di quell:’uomo è flato il non aver ftimato la vita, sì ch’è un raro efempio di chi ha altamente radicato nell’animo efser cofa indifferente il vivere , ed il morire. Sei meli dopo r accomoda mento fuccedette un accidente che diede molto da dire al Mondo, e comprovò che lo Scioppio non ave-