I<?r Signora fui petto , tenendone nel cuore il culto, qual certo pegno di falute; quel raffermar netto, e franco, che’l cotome ebbe per principio l’avarizia de’ Frati facrilega 5 non che fozza ; e che’l profitto fieno le truffe, e i gabbi, con cui fi abufano della credulità del volgo , e fovente vengono tra se à contefe ridicolofe; è chiaramente un’imperverfà-re, fe mal non mi appongo, contro Riti à Dio Sacrati , con modi efpreffi. Avvertite, che la Chie-fa univerfale di Gesù Crifìo ha da sì lungo tratto di fecoli tal pio fèntimento, & a Maria fi prefen-tano quei voti per impetrarne neH’eftremo rifchio foccorfi opportuni : Se dunque a parer del Dante, à cui l’Autore non negherà credenza , la beftemmia vuol definirli, mancar colle parole all’onor fommo, che à Dio fi deve ; e allor fi manca, quando fe_, gli attribuifce quel che non gli fi conviene ; overo quando da lui rimuovei] quello, che à lui conviene ; chi dal culto cotanto generale , e religiofo verfo la gran Vergine di Dio Madre, rimuove la riverenza, che certamente le fi conviene, con aggiu-gnere quell’ifcherno, e beffa, che non le fi con viene; farà egli il Giannone poco ben avveduto, come dicefte, nel guardarfi dalle tìniftre fufpizioni di mente poco divota, ò potrà reftar confufo, fe vogliam mirare, non il cuore, che lo crederò di voti filmo di Maria, ma il parlar di lui, reftar, dilli confufo, qual beftemmiator maniftfto della religione d<> Vuta alla gran Madre di Dio ? Pari è il dileggiamento, con cui fi ride, come già degli Abitinoti, così de’ Cordonati an cora ; cioè X del