(IV) S. Fede, ardiva far palefi al Mondo maffime tali j quali folo le {pacchierebbe un Uom caduto in Confilia Impiorum, e che ledefiL» già in Cathedra peftilentias. Ed io avea in quel mentre trafcorfo in prima per fòla—, vaghezza d’ingegno alquanto curiolb que’ nuovi annali delle colè Napoletane : indi oliò rvando più accuratamente quanto d’empio , di erroneo, e di temerario vi lì conte-nea, non era rimalto dal notarne i palli, che più mi ofièndeano, e mettere in carta ciò, che intorno ad effi mi veniva in mente. Fu poi più calò, a dir vero, che configlio, il cadere lotto gli occhi altrui quelle mie qualunque riflelfioni. Donde avvenne, che molti mi premettero forte, perche leguilsi con più attento Itudio Futile impegno, da me prima prelò, come a diletto : tanto più, che vedea-no ribbatterfi in elfe i Ioli punti, ove venivano ofiefi li doveri della pietà, per quanto i medelìmi fi appartengono non lòlo alla Religione verlb Dio, ma alla divozione ancora verfò il Sovrano, all’amor della Patria, ed all’onore della noltra Nazione. Dopo efière fiato lungamente irrelò- \