Libro LIX. iSp che nulla avevano a fare in quel giorno. Polemone li fece di nuovo citare, perchè oiferifsero il facrificio. Pione prendendo la parola,fece un difcorfo,in cui fece vedere,che gli farebbe cofa ignominiofa l’abbandonare la fna credenza ; che gli fletti pagani infultavano a coloro che avevano una tale debolezza; mofìrò a-gliEbrei,che la caduta forzata di alcuniCriftiani era molto meno colpevole,che l’idolatria vo!6taria,che la Scrittura rinfaccia tanto fovente agliEbrei;che i pagani avevano torto d’infultare agl’infelici contro il precetto diOmero,che quelli di Smirna fi vantavano di avere per cittadino.Dichiarò,che quanto ad elfo era rifoluto di foffrire piuttofto la morte, che far cofa alcuna contro quello,che aveva apprefo da Gefucrifto, e quello aveva infegnato agli altri : minacciò loro i fuochi dell’inferno, e terminò con quelle parole : Noi non adoriamo la ftatua d’ oro,nè i voliti Dei. A quelle parole fu interrotto per efortarlo a fac ri ficare,ed a non privarfi delle dolcezze della vita. Egli rifpofe,che attendeva cofe più (limabili che la vita,e la luce del giorno. Vi fu chi burlandoli di lui,gli domandò.’Che vogliono lignificare quelle catenetSignificano,rifpofe,che io non voglio facrifi-cate,ma andare a dirittura prigione.Polemone tentò di perfuadergli di Strare in un tempio,ch’era vicino.Pione,che temeva in eftremo l’entrarvi per no far credere,ch’egli vi avelie facrificato,rifpofe:Credetemi;n6 è interelfe de’volìri Dei, che iCrilliani vi entrino. Com’era di continuo llimolato,rifpofe: mi avete data l’elezione di ubbidire,o di morire.’fatemi dunque morire,perchè io no ubbidifco. Polemone avendo fatto venire il notajo , cominciò allora ad interrogarli fe- i-xvir. còdo le regole.Rifpofero,ch’eranoCriftiaui della chiefa cattolica,ed adoravano diCs° pìSne jl DioCreatore eGefucrifto,che non erano che un folo e medefimo Dio.Furono e <*«’ tuoi Condotti in prigione feguiti da una infinità di popolo, che citava loro degli altri Criftianijche avevano facrificato. Pione rifpofe : Non m’importa quello, che altri hanno fatto: Quanto a me,io fono Pione. Ritrovarono nella prigione un Sacerdote cattolico.ed una donna parimente cattolica,ch’erano flati arredati nello fletto giorno con un Montanifla nomato Eutichiano. I fedeli facevano a gara di portar loro in quel luogo ogni forta di rinfreflhi;ma Pione li ricusò,dicendo.- Se nel tempo, che noi eravamo nel bifogno,non abbiamo voluto effere di aggravio ad alcuno, perchè ora lo faremo, quando non dobbiamo penfare,fe non a morire. Le guardie,che vendevano molto cara a’Criftiani la libertà di venire a vifitare i confeffori,vedendo con quello diminuire il loro guadagno, li chiufero in un luogo più remoto,dove non potevano ricevere alcun follievo. I Santi, in . vece di lagnarfene,ne lodarono Dio,e pregarono,che fotte dato alle guardie,qua-to era folito il dare ad effe per gli altri cófeflori,a’quali permettevano di parlare. Il Carceriere modo dalla loro generolità volle rimetterli, dov’erano prima; ma etti vollero piuttofto reftarfene,dov’erano,per avere maggior libertà di attende, re notte e giorno alla orazione.Molti pagani venivano a vifitarli per procurare di far loro cambiare rifoluzione;ma ne ufcivano flotti,e tocchi dalla faviezza delle loro rifpofte. Alcuni Criftiani,ch’erano caduti nella perflcuzione, vi venivano parimente,e vi deploravano la loro caduta con grida non ordinarie.I Santi pregavano per etti, e gli efortavano alla penitenza, e al non abbandonarfi alla difperazione.Indi a qualche tempo Filemone,e Teofilo,che comandava alla cavalleria, entrarono nella prigione accompagnati da molte perfone, e dittero a’ con-