Libro L X Vili. 541 voce in tutto fuori dell’ordinario: Chefacciamo nop.gl'ignoranti vengono a rapire il cielo,e noi colle nojlre fcìemge reftiamo immerfi nella carne,e nelfanguei Abbiamo noi rofsore difeguiìrlil E non è maggiore ignominia il non poterli feguire? Alipio confiderollo lenza dir cofa alcuna,ftupito del cambiamento , e lo fegul nel giar-dino,do ve portello il moviméto,che lo agitava. Si pofero a federe più lungi,che poterono dall’abitazione,ed Agoftino fremeva di sdegno contro feiieffo,fi frappava i capellini batteva la fronte,e fi abbracciava il ginocchio colle mani inli e-me giunte. Alla fine non potendo più refiftere al movimento, che lo {limolava, ed al dolore,ond’era penetrato, alzofiì per allontanai^ da Alipio, e andò a cori-carfi all’ombra di un albero di fico. Allora più non ritenendoli, verfava un torrente di lagrime,gridandoti/»!? a quando,0 Signore,farete meco 1 Quando avercifine l'ira vofìraTPerchè domani''. Perdi è non <gg/? Allora da una cafa vicina udì ufci-re una voce come di fanciullo,che replicava fovente in Latino quelle due parole : tolle,lege,prendete,leggete. Allora ricordandofi,che S. Antonio erafi convertito alla lettura del vangelo,ritornò frettolofo là dove ave va lafciato Alipio. E prendendo il libro delle pillole di S. Paolo, lelfe il primo articolo, che gli cadde fotto gli occhi,ed era : Non ne'conviti,0 nella ubbriacbec^ga,nè /opra ì letti,e frale '*• impudicrgie,nè tra'litigj e legelofie,ma vejìitevi del Signor Gejucrifto,enon cerca-te di contentare i defderj della carne.NeYlo ftefio momento ritrovoffi tranquillo. Chiufe il libro, e riferì la cofa ad Alipio, che domandò di vedere il luogo .Egli vi lelfe ciò, che fegue : Ricevette colui, eh'è debole nella fede applicando a feftef-fo quefl’ultime parole . Rientrarono in cafa, e vennero ad annunziare l’avventurata novella a S. Monica,che ne rellò rapita dall’allegrezza. Dopo quel momento S. Agoftino ad altro più non'pensò, che a vivere d’una lxiji. maniera degna della graziabile aveva ricevuta da Dto. Rifolvette di rinunzia-re al maritaggio,ed a tutte le fperaze del fecolo,e di lafciare ancora il fuo Audio fcuoia a diRettorica,che in fatti dopo tre fettimane fu da elfo lafciato,nel principio delle filmai’, vacanze.Quando egli fu libero,ritirolfi in campagna con fua madre,con fuo fra-^amPaS“a tello Navigio,con fuo figliuolo Diodato,con Alipio, e Nebridio, e due giovani /. 8., fuoi difcepoli Tiogazio e Licenzio, l’ultimo de’quali era figliuolo di Romania-no . In quel luogo di fuo ritiramento compofe le fue prime opere, che fentono ancora della profeffionedi Rettorica,che aveva lafciata,e fono fcritte con ogni eleganza.La prima opera è contro gli Accademici,e la feconda è della vita bea-ta.La terza è’ì trattato dell’ordine.La quarta fono i foliloquj,di vifi in due libri, il fecondo de’quali reftò imperfetto.Elfendo pallate le vacanze,fece fapere a’cit. ladini di Milano , che potevano provvederfi di altro Profeffore d’eloquenza ; e nello Hello tempo fcriffe a S. Ambrogio,per dargli a conofcere i fuoi errori pai-fati,e per domandargli quale doveva leggere delle facre fcritture,per preparar, fi al battefimo. S. Ambrogio gli configliò la lettura d’Ifaia.Ma Agoftino non a-vendolo ben comprefo,ne rimelfe ad altro fempo la lettura,quàdo folle più elei-citato nello ftile de’Sacri libri .Ritornòin Milano con Alipio,e fi prepararono infieme al battefimo col mezzo di atti di penitenza.Furono battezzati nella vigilia di Pafqua dell’anno 387. con Diodato figliuolo di S. Agoftino, in età di fedici anni in circa. , Dopo il fuo battefimo,fece larifolusione di ritornarfene mAfrica con fua ma- tire j no fi porca