Libro L X X I I. 173 ni,e non era padrone fe nOn della unica città di Pavia;malaLiguria>e’l paete de’ Veneziani fi dichiararono in fuo favore. Vitalio uno de’Comandati delle trup- loro Mo-pe Romane, ch’era nella Venezia, temendo, che Ild i bado non faceffe maggiori progredì,gli prefentò la battaglia cogli Eruli,a’quali comandava;ma Vitalio fu battuto,e perdette molta della lua gente. La vittoria diede della riputazione ad lldibado,e del vigore alle fperanze de’Goti, ma egli incorfe nel loro fdegno per l’omicidio,che commette nella perfona di Uraja, la di cui moglie aveva moftra-to qualche difprezzo contro la fua.l Goti non ofarono però imprenderne la ven. detta per quella morte : ma II dibado a vendo fatta fpolare ad un altro una fanciulla, ch’era promette ad uno delle fue guardie nomato Vilas , quelli fe ne vendi-cò, uccidendo lldibado in un convito, in cui era alla mente colla maggior parte de’principali della nazione de’Goti, Nella confufione cagionata da quella morte nel paefe,e tra’Goti,i Rugj,che fo- ni no un ramo di quella nazione, eìettero per Re un certo Erarico del loro paefe y Morte d’ ma Erarico non avendo regnato,che cinque mefi,nulla fece di memorabile. To. È'arico Re tila nipote d’Ildibado,e Governatore di Tarvifio,oggidiTrevigj, avendo fapu-ta te morte di fuo zio,offerì a Collant ino, ch’era in Ravennani dargli Tre vigj,di uccide. cui era Governatore,purché gli dalle la ficurezza di buon trattamento. Collan- An. s+1. tino gli promite quato e’chiedeva,e fi deflinò il giorno per te efecuzionedel trat-tato. Il governo di Erarico erà già infopportabile a’Goti. Si digutlarono atfolu- j. t, a. / tamente con erto,e mandarono a Totila,ch’era in Trevigj, per offerirgli la corona de’Goti.Totila ricevette cortefemente gli ambafciadori,efplicò loro il tratta. to,che aveva conclufo conColìantino,e lor prom <fé di far quanto defideravano, purché in un certo giorno.che lor deflinò facettero morire Erarico. Nello fleffo tempo Erarico propofe a’Goti di mandare a domandare la pace a Giufliniano fotto le fteffe condizioni, tetto le quali l’aveva concerta a Vitige ; cioè abbandonando loro il paefe,ch’è di là dal Po.Lapropofizione effendo (fata approvata, fu mandato Caballario ed alcuni altri de’fuoi più intimi amici, in apparenza per efegurre quanto era flato rifoluto ; ma in fegreto lor diede ordine di domandare per fe àll’Imperadore delle gran fonarne d i danajo, un luogo nel Senato col titolo di Patrizio, e di offerire da fua parte a Giufli niano di cedere l’Italia, e di fpo-gliarfi delia dignità reale. Ma nello fleffo tempo fu uccifo a tradimento da’Go-ri, e Totila fu eletto Re in fua vece. Giufliniano imputò alla negligenza ed alla viltà de’fuoi Comandanti l’innal- iv. zamento di Totila al trono,e lorne fece gravi rimproccj.Effi adunarono dunque riVa"ta?§’ leloro truppe, ed andarono irifieme a Verona, col difegno, quando fi foftero im- contro i padroniti di quella piazza, di andare ad affilile Totila in Pavia. Il loro efercito Totila. era compoftodi 12.mila uomini, ed era tetto il comando di dodici capi, onde i TETTE-due principali erano Coftantino ed Aleftendro. S’impadronirono di Vero- a j. na per lo tradimento di alcuni degli abitanti,che favorivano i Romani. I Goti ne ufeirono la notte per un’ altra porta, e fi fermarono fopra un colle vicino, da cui vedevafi quanto feguiva nella città .Venuto il giorno, feoprirono l’efercito Romano,ch’erafi fermato in molta di ftanza dalla città,a cagione di una contef.i fopraggiunra tra’capi intorno alla di vifione del bottino. I Goti vedendo il piccolo numero di coloro,ch’erano dentro la città,e l’efercito, che di fuori fe ne flava tenza azione,fcefero dalla collina.e rientrarono in Verona per la flette porta, Ma da