Storia Universale del chericato.Si'appelli cotto me a mille cocilj,paffi il mare,ricorra a chi vuole fpero coli’ajutodiDio,che non potrà elfer cherico nel luogo,in cui faròVefcovo’ xxxii. Effendo morta lua (creila,le religiofe,ch’ella aveva governate,ebbero perSu- d 78a o Periola una girane nomata Felicità,ch’era (lata iftruita (otto la di lei direzio-tìinó per ne.Dopo averle per molto tempo ubbidito, effe (i ribellarono, in occafionedel nuoV° Superiore,ch’era un Sacerdote nomato Ruftico, e domandarono di cara. jii. biar Superiora. S. Agoftino nbn volle andare (opra luogo , temendo, che la fua prefenza non fofle occafione di un dilordine maggiore; mà fcriffe a Felicità ed a Ruftico perconfolarii, e dar loro coraggio a fare il loro dovere. Scriffe ancara alle Religiofe una lettera mefcolata di feverità,e di carità,in cui l’eforta alla pace ed alla fommeffione verfo la loro Superiora,e dà loro delle regole per tutte le. particolarità del loro operare. Vedefi,ch’elle non erano in claufura, ma ufciva-no alle volte almeno tre infierire, ed andavano al bagno una volta al mefe. Avevano tutto in comune,e vivevano perfettamente fpropiate. Oravano in comune in certe ore determinate , e alla lor menfa faceva!! la lettura . Lor óavanfi de’li. bri py leggere in certe ore, e fi negavano a quelle , che ne domandavano fuori delle ore determinate. S. Agoftino vuole,che’l lor abito non fi faccia offervare per alcuna parte,cioè che fia fenza alcuna affettazione,null’abbia di preziofo, nè di bello, nè di ricco, non fia lungo, non abbia alcuna contrarietà colla modeffia religiofa;che l’acconciatura del capo non lafcj vedere i capelli.Vuole quella regola fia letta ogni fettimana.Quefta è la tegola,che fi è fatta rivivere nell’Europa , verfo la metà dell’undicefimo fecolo , ed è (lata applicata agli uomini non meno, che alle Vergini, che feguono oggidì la regola di S. Agoftino . xxxili. S. Aleffandro fondatore dell’iftituro degli Acemeti, moiì verfo l’anno 451. Sa^t’Aief- ^ra nato di famiglia nobile nell’AfiaMinore.Studiò in Coftantinopoli,ed ebbe fandro a- una carica nel palazzo dell’Imperadore- Avendo conofciuta la vanità delle co-the "di''»0" del mondo, lafciò il fuo impiego,diftribuì le fue ricchezze a’poveri, e porto® Acemeti. in Siria, dove abbracciò la vita Monadica,lotto la direzione di un Abate noma- An. to Elia, la di cui riputazione lo aveva tratto. Dopo avervi dimorato per lofpa. iS. zio di quattr’anni, fi ritirò nel deferto,ad imitazione di Elia,e vi vide fett’anni. abitanti di una città vicina,di-cui egli aveva conve.rtito ilGovernatoreno-mato Rabula,volendo avei lo perVefcovo, Aleffandro fi fece calare nottetempo dal muro dentro una fporta,e fuggì in un deferto, in cui dopo due giorni di cam. mino,fi ritrovò in un luogo,che ferviva di ricovero a go-ladri.Domandòa Dio la lóro converfione; il capitano fi convertì il primo,e morì dopo otto giorni del fuo battefimo . Gli altri elfendofi parimente convertiti, ed effendo dati battezzati, fecero della loro caverna un monifterio,fotto la direzione di un Superiore dato ad effì da Aleffandro. Di là portoffi Culle fponde dell’Eufrate,dove fabbrico un monifterio , e domandò a Dio per tre anni di potervi (labi,ire una perpetua falmodia. La fua comunità fi accrebbe di tal maniera/ h’ebbe fino a 400.Mona-ci di diverfe nazioni Li divife in più cori, che fuccedendofi gli uni agli altri, celebravano di continuo l’uficio Divino. Offervavano un’efatta povertà.Ognuno non aveva fe non una tonaca,e contentavafi di avere del cibo per un giorno', col dare il fuperfluo a’poveri,fenza confervare cofa alcuna pel giorno (eguente.