$66	Storia Universals
abbaftanza ricco per la Principeffa, o che la Principeffa non era a fuf. Scienza ricca per lui. Canuto levò quell’oftacolo a®curando perdete a Sofia il terzo de’fuoi fiati, e delle fue rendite, Intalguifaellafu promeffa in matri» monio a Valdemaro, il quale la pofe lotto il governo d’una faggia matrona finche foffe nubile.
Lx. Suenonenon potè vedere fenza inquietudine quella parentela; ma il bifo-gno, che avea di Valdemaro, l’obbligava adiffimulare ifuoi fofpetti. Quelli accrebbero ancora, quando Canuto e Valdemaro fotto pretelle di vifitar le loro terre portaronfi in Ifvezia al Re Suercone, il quale li accolfe con dimoflrazio-nidigioja, e d’amicizia ftraordinarie / e Canuto avendogli dimandato fuà figliuola in matrimonio, gliel’accordò, e mofirò tanta foddisfazione di'quell* affinità’, che dichiarò aver brama di lafciareifuoi flati ai figliuoli, chenenaf-cerebbono, a pregiudizio de’fuoi propj figliuoli. La grand’unione di Canuto «di Valdemaro col Re di Svezia fgomentò ilReSuenone: e Valdemaro emendo venuto àRingfl&d, Suenòne rimproverollo vivamente di fua infedeltà, e di fua alleanza con Suercone fuo nemico. Valdemaro foflenne che nulla avea fatto contra i di lui intere®. Il Re gli mofirò lettere come fcritte dagli amici di Valdemaro al Re, per dargli avvifo di una lega, che aveano ftabilita con Suercone. Valdemaro foflenne ch’erano falfe le lettere ; e benché egli foffe naturalmente affai moderato, trafportoffi talmente contro al Re, che Suenone ordinò alle fue guardie di arredarlo; il che nonardironofare per rifpetto alla fua perfona, Valdemaro ritiro® pofeia in Jutlanda con Canuto per porvifì a coper-to dallo fdegno di Suenone, e prendere maggiori ficurezze per la fua propia perdona . Egli ebbe un abboccamento con Canuto a Sundlì fui lido del mare, e dopo avere terminati i loro affari, e ftabilite le condizioni della pace, Canuto ritornò prontamente a Viburgo,
lxi< , Nel medefimo tempo gli Slavi pirati sbarcarono nella parte orientale della Sti con’. Zeelandae determinarono di forprendere Roskilda, Per riufeire nel loro ditta iDane- tegnomarciarano dirittamente alla città fenz’arreftarfi, e fenza incendiare per t«, /.i$. non efferéfeoperti dal fumo. Aveafi loro detto; cheil Re non era nella città, il che aumentò il loro ardire. Suenone era tuttavolta in Roskilda , ma non vq* lendofidifturbareilfuofonno, nonfuavvifato che affai tardi della venuta de nemici. Uno de’fuoi Ufiziali nomato Radolfo ufcì dalla piazza, e fi prefentòa
quegli Slavi, ch’erano giunti primi a vifla di Roskilda. Effendo egli fclo, ardìentrare in combattimento con loro .• maoffendo fopraggitanti altri cavalieri Danefi, ne formò una truppa; «quando fi accorte dalla polvere, che alza, vali in aria, che il Re Suenone accoftavafi colle fue genti, principiò il conflitto, e piombò fopra l’infanteria nemica , che fu molto maltrattata. La cava-leria Slavona avendo prima prefa la fuga, fi raccolte,’ e volle far tefla al Re Suenone; ma Radolfo, ei fuoi compagni effendo accorfi, gli Slavi fuggir°n0 a briglia fciolta . Indi Radolfo ritornò al combattimento contra l’infanteria nemica, dijcui feee un gran macello. La cavalleria Slavona volle ritornar alla carica, ma fu di nuovo vigorofamente refpiuta, e con gran perdita» e durò grande flento agiugnereai fuo vafcelli.
jirSuc- L’incurfioni de’pirati erano allora sì frequenti, «continue, che quafi tutte faT16 en°te Prov*nc*e del regno di Danimarca n’erano infeflate, le campagne defertate, i Valdemaro.	*	P0*