41 4 Di Lodovico Antonio Muratori. Regheilini con alcuni Cavalieri molli da giuda curiofità per vederlo mangiare , ufcì in un atto d’ ammirazione , .e difse : Quaji mi ¡cordavo , che ogg’ f°JIs Venerdì , e che avejfi deflinato di non cenare . Dopo di che ri-pollo il Piattello in un’ armadio , e rimeffofi a federe , dormì quieto lunga pezza fenza far’ altro . Nella Sera poi del dì ventiquattro dormendo , effettivamente cenò , col mangiare tre -Pani , e molta Infalata , eh’ egli avea dianzi ricercata dal Cuocp . Calò in Cantina con lume accefo, dove prefa una fcodella , e fmoffo uno fpinello , tirò con cautela il Vino, che gli bifognava , e fe lo bebbe , replicando la ileffa cofa per due volte. 7. Tutte quelle operazioni fece il Sonnambolo con tanta deprezza , e franchezza , che meglio non l’avrebbe fatte ben dello,. Nell’apparecchiar la Tavola non confondeva nè ’1 luogo delle Forchette-’ , e Coltelli , nè le varie fcranne folite a prepararfi . Portava il Vino , come fe vi foffe il Padrone con altri , fervendoli or di una Tazza , ora d’ un’ 'altra , fecondo il colìume delle Perfone , che doveano bere . Quello che maggiormente iacea ftupire gl’ alianti era , che nel portare un’ alfe , fopra cui erano molte Caraffe pel Vino , oltre al dovere afeendere una lunga Scala in due Rami divifa , arrivato alla porta della Stanza , dove fi mangiava , che non è larga quanto è lunga l’affe , pronto fi volgeva in fianco per ifchivare l’inf-pedimento . In tutto queflo tempo , dice il Signor Regheilini , ho veduto tenere il Giovine chiufe coflantemente le palpebre , e chiufe con gran for-^a , come dalle molte loro grinte fi comprende ; «è per quanto ft al%ajje la Voce, egli punto udiva . Oltre a ciò volendo egli fpazzar le Tele de’ Ragni appefe ad un trave d’ una Sala , come gl’ era flato comandato , il portò dormendo in tempo di giorno cifca le ventitré ore in un largo Cortile ; e prefa la feopa , quella all’ eftremità d’ una lunga pertica legò lìrec-tamente con corda, e nel falire per le Scale non potendo per la lunghezza della pertica aggirarla nel fecondo ramo , la depofe , e prellamente aprì una Finelìrà , che dà luce alla Scala , fuor della quale tanto la prolungò, che potè farla palfar’ oltre . Il che fatto , ritornò a chiudere la Fineftra , ed efeguì poi quanto gl’ era ftato ordinato . Una notte , mentre dormiva , dille di voler andar col lume avanti alla Carrozza per fervigio de’Padroni ; ed avendolo feguitato il Signor Regheilini , offervò , che nel voltar delle Strade fi fermava colla torcia fpenta in mano , finattantochè la Carrozza , la qual non v’era , poteffe aver fatto il giro maggiore. E quando arrivava a que’ frti, dove fi volge dal cammino retto , era prontiffimo a fermarfi, come quando vegliava. Fu veduto ancora andare in Cucina, dove prefe una Secchia , e quella appefe ad un’ uncino unito ad una corda di Pozzo profondo; e dopo aver tirata 1’ acqua , pafsò in una Camera , dov’ era una Caldaia preparata dianzi da lui Hello , ed in replicate volte quali interamente la empiè . In tali occafioni non tralafciava le picciole. cofe , eh occorrono alla giornata , come di foffiarfi il nafo , fputare , prendere tabacco , ed alcuna volta iacea ancora le fue funzioni naturali . Talvolta nde , parla , canta , li compaffiona , va in collera ; e fe alcuno il toc- ldella For^. della Fantaf. Uman.. F ca ,