Gfuefia Mummia col fiato , in cui Natura« Quefii è il gran Raffaello . Ecco II Idea. Quefli Palataci , e quefie Logge or colte, fihfi fu quella d'imperio antica Sede. Re grande, e forte, a cui compagne in guerra Rotto dall' onde umane, ignudo , e lajfio. Rufcelletto orgogliofo. Scioglie Eurilla dal lido. Io corro, e fiotto » Sdegno, della Ragion forte Guerriero, Se dalla mano , end' io fui prefo e vinto. Se dalla benda , onde mi cinfe Amore, Se il Libro di Bertoldo il ver narrò. Se'l mio Sol vien, che dimori. Se non fiete empia Tigre in volto umano. S' è ver, che a un tempo il vofiro core, e’I mio. Signor fu mia ventura , e tuo gran dono. Solo , e penfofo i piu deferti campi. Sono le tue grandezze , o gran Ferrando. Sorge tra i faffi limpido un rufcello , Speffo mi torna a mente , anaci giammai. Spirto divin , di cui la bella Flora . Stavafi Amor qua fi in fio Regno affi fi „ Stiamo, Amore, a veder la gloria no firn „• Stìglian quel canto , onde ad Orfeo fimile 0 Stilla in parte dell Alpe orrida e dura. Tacer non poffo, e favellar pavento. Taci, prendi in man I Arco, Teffiam ferto di’ alloro. Tra duri monti alpefiri. Tra quefie due famofe Anime altere, Tu, che mirando fiupefatto refii. Vagheggiando le bell' onde, Vi bacio, o piaghe. E qual pietà fofpende. Vidi (ahi memoria rea delle mie pene fi Vidila in fogno, piu gentil che pria. Una ed un altra bianca Tortorella. Un amorofo agone. Uom, eh' al remo e dannato, egro e dolente!, Vuol j che d ami cofief ma duro freno. Li-