Poesia Lib. III. 41 fitura loro , e che ora 1’ Italia ne avrebbe maggiore abbondanza , fe la tirannia de’ Drammi Muficali non aveffe, occupato le migliori penne , o fatto perdere la voglia di compor Tragedie vere , giacché il plaufo dovuto a quelle , tutto per 1’ addietro fi fpendeva in inceniàr la Mufica delle non legittime Tragedie , ficcome oggidì fi dura a fpendere . Quindi è, che il Teatro Italiano finora non fa ripigliare 1’ antica fua dignità ; nè per avventura la ripiglierà , finché la Magia della Mufica non ceffi alquanto . Nè può già dirli, che gl’ Illrioni pubblici, da’ quali fenza Canto fi recitano per 1’ Italia Tragedie , e Commedie , piantengano 1’ onore de’ noftri Teatri. Mille difetti pur fi truovano fra' cofloro ; e il principale fra effi è la difoneftà de’ lor motti , non fapendo 1’ ignoranza di cotal gente fvegliare il rifo per 1’ ordinario, che con freddi Equivochi , con ri-fleffioni, ed arguzie lorde, indegne d' effere udite da civili perfone , e che non fanno ridere bene fpeifo fe non la gente fciocca . Sono poi le Commedie , che da loro fi rapprefentano , un mefcuglio per lo più d’ inverifi-mili, e di fole buffonerie 1’ una all’ altra appiccate per far ridere in qualche maniera i loro afcoltanti. Anzi le Tragedie ideile perdono la lor gravità , recitate da quelli Attori , non folendo effi , o non volendo rappre-fentarle fenza mifchiarvi perionaggi piacevoli, e Comici. Grave neceffità perciò hanno gl’ Italiani Teatri d’ effere corretti , e riformati , acciocché la Poefia Teatrale ricoveri 1’ antico fuo fplendore . Ma perchè il defiderarfi da me , che fi conièrvi il Teatro , può per avventura difpiacere ad alcuni faggi , fapendo effi , che dal zelo de’ facri Canoni , e dagli fcritti de’ Padri più gravi fempre fi fono riprovati , e condannati fìmiglianti fpettacoli, mi fia lecito dire, che troppo fevera, ed afpra farebbe quella fentenza , fe non foffe temperata da una dillinzion necelfa-ria . Cade la mentovata condannagione fopra quelle Teatrali rapprefenta-■ zioni, che fon nocive a i buoni collumi . Non può , effa cader fopra 1’ altre , che giovano , e fervono, per migliorar le genti . Ora quando fi riformi, e fi rifani la Poefia de’Teatri, non può immaginarli, quanta utilità poffa ritrame il popolo . Io non fon già del parere del Sig. Hedelin d’ Aubignac, Autor Franzefe , che nel fuo- Libro intitolato la Pratique da Tbeatre moiirò di' credere , effere più neceffarie , ed utili al rozzo popolo sì fatte rapprefentazioni, che non fono le Criiliane Prediche ; perciocché, dice egli , dalle anime volgari non fi fanno comprendere i ragionamenti del pergamo foftenuti dalle ragioni, e dall’ autorità, ma bensì gli efempj, e i configli pratici, che fi rapprefentano dalla Scena. Può defiderarfi maggior finezza di.giudizio , e di, pietà in chi parla così . Tuttavia francamente ofo affermare , che fra tutti i pubblici fpettacoli , approvati dalla politica , e dalla Morale per ricreazione de’ popoli , il più profittevole , e quafi direi, il più dilettevole, è quel delle Tragedie, e Commedie ; purché quelle fieno compolle fecondo le Regole , che lóro e dalla Filofofia Morale , e dalla Poetica fono prefcritte , e purché fieno recitate da valo-rofi Attori, Nelle ben regolate Città, non v’ha dubbio , debbonfi conce- Della Perfetta Poefia. F dere