Dh quante volte con ptetofo affetto , Or chi fia, che i men noti, e piu fofpetti. Ove eh io vada, ove eh io ftia talora. Ove fra bei penfier, forfè d' amore . O venerando Giove, fe giammai, O voi, che Amor febernite, Padre del del, che con l' acuto altero. Paffa la nave mia colma d' obblio. Penna infelice , e mal gradito Ingegno. Perche la vita è breve. Per far ferti ad Alnano , io veggio ir pronte. Per lungo, faticofo, ed afpro calle. Perchè /aerar non pojfo Altari , e Tempi. Piangea Donna crudele, Piu dolce fonno , o placida quiete * Piu Rime io vaneggiando avea già fipefie , Poich' ebbe il gran Subìefcbi alle rapine. Poiché di Morte in preda avrem lafciate, Poiché di nuove forme il cor tri ha imprejfo, Poiché per mio defilino. Poiché falifli, ove Ogni mente afpìra. Poiché /piegate ho iale al bel difio. Poiché voi ed io varcate avremo l’ onde. Porta il buon vìllanel da filrania riva . Poveri Fior ! deftra crudel vi toglie, Prejfio è’I dì , che cangiato il deflin rio. Pugnar ben fipefifio entro il mio petto io fento. Qual edera fierpendo Amor mi prefie . Quaìor di nuovo e fiovruman fplendore. Quando al mio ben Fortuna empia e molejìa, Quando l' Alba in Oriente, Quando Matilde al fuo fiepolcro a canto. Quando nel grembo al mar terge la fronte. Quanta invidia ti porto, avara Terra. Quanto di me piu fortunate fiete. Qua fi un popol jelvaggìo, entro del cuore. Quel Capro maledetto ha prefo in ufo. Quel, che appena fancìul, forfè con mano. Qpel, che d' odore, e di color vince a Quel dì, che al foglio il gran Clemente afeefe, Quel nodo, eh ordì Amor sì grettamente. Quel puro Genio a me Cuftode eletto. Quella Cetra gentil, che in fu la riva. Quella morto, fe può chiamarfi Morte. 235 ivi 382 37i 285 373 3^5 263 224 202 43^ 255 388 200 343 195 ?5i 37° 216 20p 35i 337 25P 322 3i3 433 225 329 327 320 337 438 g85 225 349 352 334 248 375 343 37° 272 255 297 Que-