102 Della Perfetta Terenzio , Lucilio , e ad altri vecchi Scrittori della Lingua Latina. Che altre . Certamente niuna altra è in Italia, chejiù $’ accorti alla Lingua de’noftri più rinomati Scrittori ; ne vi è altra Città , che Fiorenza,-la. quale naturalmente la. parli . Segue il Sig. Abate Giuftò Fontanili dell’Arninta difefo al Cap. XI. Anche Balda far Cafliglione nei Lib. i. del fu» perfeftiffimo Cortigiano tiene , che la nofirst Lingua fin nata in tutta Italia.'Veriffiaiof ma non egualmente ; nata nel medefimo tempo, ma non colla mede-lima prerogativa di naturai bontà e betlezza ; la quale naturai bontà, e bellezza portata ieco della nafeita ha fatto sì, che ella è ftata più amata e coltivata delle altre favelle d’Italia , le quali , come fi vede , non hanno-avuto Scrittori ; perciocché non fonò fiate capaci d’ eifere coltivate , e abbellite , come la Tolcana , La Greca aveva infiniti Dialetti ; ma pòchi arrivarono a effer famofi , e ad avere Scrittori ; perciocché non tutte le favelle fono aggra'devòli , nè tutte fono capaci d’ effere mele in ifcrittura , per 1’ infuavità del fuono , 'per la rozzezza degli accenti, per lo foverchió mozzamento delle voci, e per àitri difetti naturali, E poi non folamente in Tofcana , ma in tutta /’ Italia perfezionata ec. Non vorrei parere troppo appaffionato per quei tre gloriofi Maeftri , che portarono la Lingua a sì illufiré legno , che da loro le regole, e le .maniere del ben parlare tuttavia fi traggono .. Non anno avuto pari nella proprietà , e purità , e fincerità , dello itile . Adunque fi può dire , atte-fo reaffimamente il vantaggio della nafeita , e del'fecolo , in cui tutti , anche gl’ idioti , parlavano corretto , che non folo coltivaflero , ma perfezionalfero ancora la Lingua ; e come tàli , fanno, e faranno mai Tempre autorità, e faranno , come efempi , polli a tutte le genti , che in puro e corretto ftile vogliono fcrivere all’eternità . E guai alla 'Lingua Italiana , quando farà perduta affatto a qut’ primi Padri la reverenza . Darafti in una Babbillonia di Stili e di favelle orribile ; ognun farà tefio nella Lingua ; inonderanno i folecifmi ; e fi farà un gergo , e un mefcuglio barbariffimo . Io non dico quello , perchè mi dia a credere, effere così sfruttata la Natura , che Tempre non poffa produrre maggiori e maggiori Ingegni in qualfifia facoltà. Ma fi vede però, che certe angufiie di tempi, e di paefi , ha voluto la Provvidenza riftrignere , per le occafioni , e incontri di cole , che fi fon dati allora , e. non dopo, la fua liberalità. Gli efempi fon troppo noti . I Letterati fono comufri ad ogni paéfe': chi il nega? Chi nega, che non portano anche crajjo fub aceri nafei i Pmdari, ei Democriti? Le fpirito, l’ingegno, la vivacità, la perfpicacia, il giudicio , lo ’ntelletto , fono frutte , che nafeono, e nafeer polfono in ogni terreno . Ma la Lingua migliore d’un paefe non rtafee per tutti i luoghi di quel paefe ; nafee in un folo e determinato luogo ; e da quel folo e determinato luogo le altre parti e luoghi di quel paefe pigliano 1’ innanzi , e l’efempjo , e fu quell’ unico modello formano , pulifcono , e migliorano la loro propria e natia , per lo più rozza e malgraziefa favella . L’Attica nella Grecia, la Romana nella Latina , la Gattigliami nella Spagnuola, la Parigina, o d’Orleans, nella Franzefe , la Saffonica nella Tedefca ', fono le Lingue migliòri; e- chi bene vuole fcrivere, fetive irt quelle. Tutti s’.accordano a pregiarle e filmarle. Solo la Tofcana , che fenza controverfia è la migliore , anzi la fola d’ Italia , a cui fi dia pregio della più bella , e che ha Popolo- particolare, che naturalmente la parla, incontra difficoltà negli altri Italiani , che malamente ’fofFrono q.uefto primato ; e quello che a lei a principio di comune confentimento diedero , a lei vorrebber ritogliere , fui per dire ; poco grati- Discepoli. Non contenti d’avere tra i loro , Epici , Tragici, Lirici, Comici, Satirici incomparabili , Scrittori di Profa ammirabili , e tutt’ora produrre parti d’ ingegno vi-vaciffimi e fublimiffimi, pare che vogliano ancora- levare a i Tofcani quel poco , che a loro refiava, del pregio della Lingua, il cui portello, goduto da erti per tanto tempo , fi credeano in eterno articurato , per effere il lor paefe la Patria e’1 nido di erta Lingua, e de’ tre illuftri “Srl,tton fino adeff° Maeftn dl fiuella ’ Cosl appreffo a poco fi querelò Apollonio di Moione, Maeftro di Rettonca in Rodi , alloraché avendo udito nella fua fcuola declamare in Greco Cicerone , e tutti gli altri facendogli applaufo, egli folo tra le voci degli acclamanti , mefio in filenzio, e con gli occhi in terra confitti flava. Addimandato , qual cagione foffe di fua mitezza, e d, fuo fi enzio , alla fine efclamò: Volgomi della feiagura della Grecia , a cui t Romani , dopo avere toltala Liberta, e il paefe , quel folo pregio , che ci era rima fa , dell' Eloquenza, e del dire, quefio ancora, a quel eh to veggio, ci vengono a torre . Ciò racconta.PIu-tarco nella Vita del Romano Oratore. - TrTì’ ’ dÒcde m’e,ra dipartito ’ Ia Lin§ua Saffonica è, e fi può anddimandare Tedefca , la Caftigliana , Spagnuola , e così medefimamente la Tofcana , .Ita-lia-