IMPERIALI EDESTENSI PREFAZIONE. <TEfte? la quale per più Secoli il riconofce dal folo S. R. Imperio, e f ha difefo con quefìo titolo , e con quello della Prefcrizipne , punto non fuififtendo , che Coma'cchio foffe per P addietro confiderato., come parte del pifìrctto Ferrare'è . Cominciamo dalla Prima , con premettere nondimeno alcune notizie fpettanti a i tempi di Pippino Re di Francia, c di Carlo Magno non peranehe eletto Imperadore . CAP. L Iìnperadori Greci fino a i tenori di Pippino Padroni di Roma , e delPPfiarcato . Donazione Csfiant ini ante prima dell’ finta . Pfirmato non Refiituito, ma donata da Pippino alla S. Sede. ' C^Ominciano gli Oppofitori Romani (a) a trattare dell’origine del Do-J minio della S.Sede full’ Efarcato, rapprefentandoci una tal Signoria , anche Copra altri Stati, ora poffeduti da’Sommi Pontefici, indi-pendente, affoluta , e fovrana , e continuata dipoi per dieci Secoli •, e fi fìudiano amendne di confutar le pruove , che erano fiate dal canto nofiro addotte in contrario . Ora , fe fi vuole fiate alla rei-azione del piimo d’effi Scrittori ( b) , in tante , e fìr varie contraddizioni io mi fono qui intralciato , per vaghezza d* oppugnar e la Sovranità della S. Sede , eh’ egli tie potrebbe empiere una Claffi intera . Per fentimento mio , fe a lui crediamo , gi’Imperadori al tempo di Pippino erano tuttavia i veri padroni dell'Rfarcato , e di Roma'., e poi di quefìo dimenticato, non già nel fine del libro, ma nella facciata feguente, afferifeo , che i Papi ne aveano Futile dominio , effndone la podeflà 'ajjoluta prefjò il Senato Romano . Indi immediatamente fecondo lui io Soggiungo , che Pippino , e Carlo Magno ne aveano la giurif dizione , e il dominio . E poi ven?o a dire , che nè l’uno nè P altro potè legittimamente fpògliare di quegli Stati Ì Imperadore . Ora al trovare , come egli dice , Somiglianti contrarietà di pareri, e la franchezza, e il vario artifìcio ufdto nelle Ófervazioni, ci fa fapere di non efferfi potuto aftenere dal dir fra fe feffò ciò, che S.Agofìino diceva a. Giuliano: quid esplicata ìmplicas , & evmlutà eonvolvis ? ¿fio Ma mi perdoni quefìo Scrittore , s’io gli dirò quello , di che però ogni Lettore ha potuto accorgerli per fe fìeffo , cioè , bifognar bene , che foffe rifcaldata di molto la fua Fantafia , da che egli giunfe a parlar meco fra fe fìeffo a parlarmi nella guifa che ha fatto . Molto più dirò quefto , perchè lenza Un’ Immaginazione molto agitata non fi poteano trovare ne pafii da lui citati quelle contraddizioni e dimenticanze , ch’egli pretende. Of-fervino i Lettori ciò , ch’io abbia ivi fcritto , e come l’abbia ieritto ; ed apparirà, aver’io meffo in campo quelle proporzioni, non già per adottarle , e foftenerle tutte , ma per farle valere* come obbiezioni , e dtibbj ragionevoli contro al fiftema formato * dagli Avverfafi , effendò tale il coftume in limili controverfie . Si notino le parole da me prot- fcxite [a] Difi I. 6. j>-$. Dijfi Bìfi. C, i, & J04. (b) Difi L