CAPITOLO QUARTO. B Ma un Padre sì buono, che fa del bene fino a i Cattivi ed Ingiufìi, e comanda a noi che 1’ imitiamo con farne infino a chi ci odia : certo del pari , anzi molto più , efige che benefichiamo i Buoni , anzi ogni perfona , fe tanto polliamo . Tale è la mente di Dio . Ma che non può , e che non tenta il nofìro amor proprio 2 Egli continuamente ci fa in cuore dell’ altre lezioni , e più di gran lunga potenti, e col corrompere i giudizj e gli affetti nofìri » ci rende lordi alle voci dì Dio , e ciechi in quefìo punto di tanta conseguenza al lume del fa-crofantoVangelo . Però alle due prime Regole della Carità fraterna eh« maraviglia è , fe anche i Buoni mancano talvolta , non folo col non fare ad altri ciò , che ragionevolmente vorrebbono fatto a fe Beffi. , ma. ancora col fare ad altri ciò, eh’ egli non amerebbono giammai di patire da gli altri ? Quel che è peggio , abbondano fra’Criftiani di coloro., nel petto de’quali non è lolamente languida la Carità, ma affatto inferma , fe non anche eftinta . E pure la loro Cofcienza tranquillamen-» te fi tace ; o s’ ella. è chiamata all’ efame , farà per molti altri capi. ma poco o nulla per quefìo . Perchè fentono di non avere nemicizia patente con alcuno , di non far danno o torto fonoro a chicheffia . di falutare e rifalutare , di far buon volto a tutti , di nots ifeorrere in. parole offenfive , o di fprezzo : non ci vuole di più per darli a credere di fufficientemente pagare il tributo della Carità . Ma oh a» more dappoco che è quefìo ? anzi per dir meglio , oh amore da burla, che è il nofìro , fe gli balìa fol tanto 1 Anche i Publicani, anche Gentili ne faceauo altrettanto . Ma fenza fallo il Signor nofìro richiede ( intendiamola una volta ) maggior mifura d’ amore da’ Servi fuoi ; vuol fatti di vera benevolenza , vuol benefizi , con defiderare infino che c’ ingegniamo d’effe re (i) MiJericordioJì verfo degli altri in quella )guija che il Padre no^ Jlro Celejìe e mijericordiojo verjo di noi. P a che fi. ridurrebbe mai , fe così poco baftaffe , il gran precetto lafciatoci da Gesù Crifìo di amar* ci fcambievolmente in quella maniera eh' egli ha amato noi 1 A che il voler’ egli, che il nofìro diftintivo da chi non è Crifliano , fia l’efer-cizio di quefìo amore vicendevole 2 Nulla fenza fallo fu più proprio del nofìro buon Maefìro , quanto P amare gli uomini , e il far loro del bene , con prendere la nofìra fpoglia , faticar tanto , tanto am» m ae tirarci , e morire infino per noi. Il fuo vivere vifibiie fulla Terra , fu un palleggiarla , fpargendo benefizi , ovunque paffava . (2) Ora egli comanda , che 1’ imitiamo in quefìo : e pure noi ci lufin-gheremo di farlo , e di portar la livrea dì fuoi Servi fedeli , fola-mente perchè non facciamo ingiuria , e danno a gli altri Mortali . Sloggerebbè prefio di caia nofìra un Servo , che non ne faceffe di più . E fe il Signore ha minacciato della feure quell'albero , che dee Tomo Vili. E far (1) Lue. VI. 36. Eflote ergo Mìfericordes, fieni rjr Pater vefier Mifericon ejl. Ò) Aétor. X. 38, Peiraiifiit beneficiendo.