ALL’ILLUSTRISS. E REVERENDISS. MONSIGNORE GIOVANI RANCESCO BARBARIGO Vefcovo di Brefcia, Duca, Marchefe, Conte &c. delia Santità di N. S. Papa Clemente XL Prelato Domeftico e Affiliente . ALlorchè nell’Autunno del 1715. io feci un giro per gli Stati della Sereniiiima Repubblica di Venezia , non vi figurafte , che i miei fiudj fi riftringeffero alle fole memorie della veneranda, o della barbara antichità. Io molto bene, vo’ confeifarvelo , fìudiai anche Voi fteffo , per chiarirmi pure , fe corrifpondeva la prefenza a ciò , ehe di riguardevole mi aveva già riferito di Voi la fama in lontananza. Ma che? La fama sì liberale o prodiga verfo tant’altri, mi avvidi lofio, che era fiata troppo fcari’a per conto di Voi . Imperocché mi diedero fubito nell’occhio tante vive tefiimonianze del vofiro animo veramente regio, e fuperiofe anche agli fpiriti di quel Sangue, ehe pure nobiliffimo traete da’voftri Maggiori;e in ogni parte mi fi prefentavano Panegirifii della vofìra pietà , della vofira manfuetudme» e carità , e del vofiro impareggiabile zelo per confervare illibata nella Diocefi a Voi confegnata da Dio la fanta Religione , e per promuovere non meno la difciplina , e l’amor delle lettere nel vofiro Clero , che la dottrina crifiiana , e la pratica delle più belle virtù in tutto il Popolo vofiro . Nè già ebbi io bifogno , che alcuno m’infortnaife della vofira ofpitalità , ed affabilità , c di molt’altre rare doti della vofira Anima ; perchè oltre all’effere cofe efpofte alla villa di ognuno , per vofira bontà Voi volefie, ehe ne faceffi io fteffo la pruova . Però che maraviglia è, fe mi fonavano all’orecchio vai-] lamenti in Verona, a cagione che un moto proprio di Clemente XI. Regnante Pontefice vi aveffe tolto alla Jor Diocefi per farne un regalo a quella di B e-fcia ? E mi era poi di un particolare contento l’udire una divcrfa fin-fonia in Brefcia fieffa , cioè un giubilo univerfale di cotefto Popolo per aver guadagnato Voi , Succeffore ottimo di un’Anteccffore sì buono, e per mirare in Voi rifufcitato, per così dire, il Venerabile e Ciò-nolo Cardinale Gregorio Barbarigo, Vefcovo di Padova, e vofiro Zio, il cui nome fperiamo di vedere un giorno per inerito delle fue infi-gni virtù , e per opera vofira , regifìrato nel ruolo dei Beati, e dei Santi. Ma ne ho detto abbafianza . Perciocché , Monfignore Illufìriffimo, io non fon già qui per far’ intendere a Voi il panegirico di Voi fieffo, effendo che altro luogo , e altra lena fi richiederebbe per quefio . Ho fatta folamente quefta breve fcappata, a fine di accennarvi, qual ragione mi abbia moffo a dedicare a Voi, ficcome fo con tutto loffequio, la prefente mia Operetta . Non folo il farli filmare, ma anche il tirarfi dietro l’amore di ognuno , è il confueto privilegio di chiunque abbonda di virtù , ed è nemico giurato dei vifcj. Ora appena io ebbi 1’ onore ¿’inchinarvi in Brefcia , che foprafatto dal lume del merito vofiro, e lpe-