Contikuaz. bui a P. II. C. XIV. sr i Matrimoni lenza pubblici Strumenti ? Ci fono , e quelle tutto dì ammeffe , praticate , e lodate ne’ Tribunali Ecclefiaftici . Anzi la comune dottrina de’ Canonici e Legifti ( e quello non le 1’ ha mai a dimenticare il faggio Lettore ) fi è , che ove fi tratta di provare il Matrimonio ad effetto (blamente della Iegittirnazion de’ Figliuoli , e della Sor fucceffione ne’ Beni paterni , e tanto più fe fi tratta di fatto antico , come era il Matrimonio di D. Laura con Alfbnfo I. a’ tempi di Clemente Vili, ballano in tal cafo , Conjetture , Prefunzioni , e Pruove verifimili , nè fi hanno da efigerne delle gagliarde e decifive , militando , e dovendo militare in tal cafo 1’ indulgenza delie Leggi in favor della prole , e vie più- quella de’ Canoni . Mi difpenfo io qui dal citare le copiofe autorità de’Legifti , e l’ufo in ciò della Ruota Romana . Balìa ricordare , che fintili , anzi troppo inferiori Pruove ballarono a fare un Cardinale , e fino un Papa ( che è ben’ altro , che un Duca di Ferrara ) e quelli fu Clemente VII. Or quanto più poi doveano- , e dovrebbono qui ottener giufìi-zia e vittoria le Pruove Ellenfi, tante di numero , e sì gravi di pe» fo , che brevemente da me ancora verran prefentate agli occhi de i difìntereffati Lettori ? Ma prima di farlo , mettiamo in moflra i fondamenti , fu’quali posò P opinione de’Camerali Romani, per credere non legittima la Linea di D. Alfonfo d’ Elle , Fecero eglino gran cafo dell’ avere tentato il Duca Alfonfo IL in Roma di ottener la facoltà di nominarli un Succeffore, e di averla anche impetrata ’ dalla Corte Cefarea, fiecome vedremo. Ho detto poco . Non (blamente fecero gran calo di tal tentativo , ma fi figurarono ancora , che quello foffe un’ aperta confeffione d’ elio Duca Alfonfo , che Don Gelare d’ Elle fuo Cugino foffe incapace di fucce-dere nel Ducato di Ferrara . Nella ■ferribil Bolla di Clemente Vili, fi leggono le feguenti parole : CERTA e- pruova e dimofirazione contro diCefare e la CONFESSIONE , e il tefiimonio del detto Duca Alfonfo , il quale iPe. tratto co Romani Pontefici predecefori nofiri iXc. e fupplico anco noi , che Je fili coneedefiè la Prorogazione della’ Invefiitura della detta Cit-> ta e Ducato di Ferrara -per le PERSONE da NOMINARSI iPc. il che SENZA ALCUN DUBBIO il detto Alfofo non avrebbe MAI tentato , fe detto Cejare fofiè fiato comprefi nelle Invcfiiture e fe non avefiè avuto per CERTO- , che morendo finza figliuoli , non fife fiata per mancar la Jua LINEA . Quello che è Certo nel regiftro delle umane debolezze, fi è r che quando un’ ardente brama e fperanza di qualche gran Bene terreno ci occupa il cuore , allora troppo facilmente accade y che interpretiamo tutto a nollro favore ; e prendiamo per giallo , per chiaro , per incontraftabile tutto ciò, che fembra camminare a feconda de notivi defiderj». Se quello fi verifichi tutto dì ne i Litiganti, e ne’loro Avvocati, verifimilmente ognuno lo fa. Ora fi of- fervi, che la Cèrta Pruova e Dirtiofirazione addotta da i Camerali Romani , e la Confefiìane pretefa di Alfonfo li. e il finga Dubbio-^ non yen-