LETTERA DEDICATORIA DELL* AUTORE AL SIGNOR A L M O R Ó PISANI SENATOR VENETO. Da Modena li 28. Giugno 17 35, NOn porto io mai il peniìero, o ECCELLENTISSIMO SIGNORE, alle rinomate Repubbliche della Grecia antica , nè alla pi li augufta di tutte ¡’altre, cioè alla Romana , ch’io non ammiri il Governo loro, le loro fegnalate imprefe , e tanti illuftri per-fonaggi , onde abbondarono qué’ fortunati tempi e paeiì . E pur crefce l’ammirazione mia, allorché mi volgo a confiderare quella Sereniffima Repubblica, in cui Dio ha fatto nafcere l’E. V. , perchè dove quelle caddero d»po il corfo breve di alcuni Secoli, la voftra non men gloriola, non men ricca di pregi, che quelle, dopo tanti , e tanti Secoli fi mantiene sì vi-gorofa , e florida , e mirali anche rifpettata , e temuta da ognuno . Ed onde mai un tal divario tra quella e quelle? Se non perchè le medefime Virtù, che piantarono la Repubblica voftra ne’ più remoti Secoli, quelle pur fono, che l’hanno dipoi confervata, ed accrefciuta , e tuttavia la tengono falda nell’antico fuo vigore, e decoro: laddove quelle vennero meno col tempo nell’altre Repubbliche, le quali già cadute, vivono ora folaraente nelle carte, e in altri muti monumenti. Con venerazione adunque io contemplo nell’augufto voilro Senato, e nei Sereniftìmo Capo fuo, la Prudenza Politica, la Giustizia, il Valore, la Protezione non men della Religione, che delle Lettere, e delle buone Arti, [’Amare più del pubblico , che del privato Bene , e fpezialmehte quella collante Concordia d’ animi , che io ofe-rei chiamare un particolar privilegio, e pregio dell'inclita Repubblica voftra, forelliere iti tutte 1’ altre ne’tempi addietro, per cui con èffere efenti da fedizicni, e fazioni interne , hanno i Maggiori vo/lri faputo e potuto anche ne’più gravi pericoli ferbare intatta la Libertà e una si riguardevol Potenza. Chiamo qui in teftimonio le tante Storie, che altri hanno ed ho anch’io, sì per iftruzione del Pubblico, che per onor voilro, date alle luce: di maniera che potranno ben fecondo le vicende umane venir tempefte dal di fuori contro di voi, ma non mai verran dal di dentro; e però finché durerà quella beila armonia, durerà la fpe-ranza, e quali dilli la ficurezza, che come ne’fecoli feorfi, cosi negli avvenire abbia da vivere, e trionfare per gloria., e difefa deli’Italia cotefto invitto Dominio. Ora quanto pollano giovare al felice governo di un Pubblico le Virtù de i Privati , fic-come all’incontro nuocere i Vizj, per fe fletto è manifelìo. E facile farebbe il nioftrare che ordinariamente da quello principio ( e molto più nelle Repubbliche ) affailfimo dipende la felicità, e l’infelicità, la confervazione , e la caduta degl’Imperi . Però cercando io le vie di atteftare a tutti il fummo oifequio , che profeffo all’ E. V. e di offerire a lei nella Ileffo tempo cofa confacevole al genio fuo , sì amante , e zelante delle profperità della glo-riofa Repubblica fua, anzi dell’univerlal Bene di tutti; non ho faputo fcegiiere argomenta più a propofito, che quello d’una Fìlofofia Morale, per cui s’infegnaa ben vivere, a chi dea vivere in quello Mondo. E fe io dedico quella mia Opera ad uno de’principali ornamenti, dell’Eccellentifs. Cafa PISANI; chi non loderà l’elezione mia, da che in ella nobililfimi Cafa da tanti fecoli in qua alligna , ed abita come in fuo proprio domicilio il Coro di quelle fteffe Virtù , che io ho qui prefo ad illuftrare.? Certo potrò ben’ io tacere , ma non taceri la Fama, che fpecialmente nel Ramo PISANI di V. E. paffano per eredità la Saviezza, la Fortezza, e la Carità, e Beneficenza, 1’ Amor della Patria, e del Giulio, in una parola le più Eroiche , e belle Virtù , le quali rendono veramente Grande chi è nato Grande . Nè già fi può nascondere, perchè dà negli occhi d’ognuno, la. Magnificenza figliuola del voilro grand’Animo , e nobil Difintereffe, che Voi al pari de’voftri Maggiori avete fatto rifpler.dere in ogni congiuntura de’voftri importantiffimi impieghi, e tuttavia fi ammira ne’funtuolì Palagi, e nelle Signorili voftre Ville ; e nel rinomatiffimo Mufeo d’antiche Medaglie , pervenuto alla volira Cafa coll’atupio patrimonio della Pontificia Cafa Correrò, e della Principefca antichiflima de’ Par-ticipazj ; e nell’infigne Biblioteca, che a prò del Pubblico avete aperta, e tuttavia andate arricchendo, e accrefeendo . Oltre di che chiunque fa ( e chi noi fa? ) che 1’E. V. ha per fua Fra-