VII ri precetti di buona economìa ci fono deridati . E per non dire del Libro, che con que» fio fleffo titolo di Economìa ferine egregiamente cotanto, che ne indaghila penna del giovane T ullio, comi egli atte/la nel fecon-do degli Uficj, a renderlo latino ; non effe lido ora mio intendimento il raccogliere quanto fu tal materia ejfo abbia feriito ; il fola Erattutino ,0 Difcorfo fopra le Rendite di Atene non fembra egli efìer compoflo quafi tutto per quefli ftefft noilri tempi y ed a folo benefìcio della noftra Italia? E atto ciò , eh’ egli fuggerifee per accrefcere la popolalo* ne ,primo e ma¡fimo fondamento del commercia, e dell' induflria, per promuovere, ed onorare la mercatura, per trarre ad Atene tutto il mondo, non è egli tutto quanto adattabile a' noti ri fiejfì paefi, e a’ dì no* Jlri ? I computi, che egli forma fopra i frutti delle miniere, ed il modo, eh' e’ propone di quegli aumentare, non poffono effere altrettante teorie, per avanzare tra noi almeno V agricoltura ? I msz^ifinalmente da lui fom-miniflratici, per confervare in tempo di guerra le medejìme renditele per ac ere feerie in quello di pace, non fono forfè precetti uni-verfali per chiunque alla pubblica ammini-Jlranione è deftinatoì v ufi-