428 Capitolo XXV1L giore delle faccende rulticali. Non può mai effere, che un Principe, nel cui cuore abiti T amor vero del fuo Popolo , e la paterna Clemenza , permetta fimili aggravj, e comandi tanti rigori . E' egli mai di dovere , che il piacere di pòche perfone abbia da coflar tanti difpiaceri e pregiudizi ad un* intera univerfità ? Non v ha dubbio : ogni volta che viene bandita (fuorché ne’ proprj Allodiali ) una Caccia , s’ impone una Gabella al Pubblico ; e quella grave per li danni , che ad elfo ne poligono derivare ; e quella talvolta ingiufta, perchè in fine ogni perfona ha dalle Leggi della Natura diritto di difendere i proprj beni da chi vuol danneggiarli. Che poi fi polla giuftamente vietare la Caccia di certi uccelli , regolarmente riferitati per le menfe de' Grandi, come fono i Fagiani, le Pernici, e le Starne : non mancheranno ragioni e convenienze , che lo perfuadano . Ma che fi giunga fino a proibire quella d’ ogni altro uccello : quella può chiamarli un'infoffribile indifcre-tezza. Anzi richiederebbe il Pubblico Bene tutto il contrario , cioè che lì animailè la gente a far la guerra a tanti uccelli ,