delle Nazioni . Lib. I. Cap. V. 57 dell’ argento . Nondimeno ventuno fcillini con-* fumati , e Cancellati erano coniìderati come 1? equivalente di una chinea confumata, e forfè anche fcanCellata per parte fua, benché rare volte lo fuffe tanto . Forfè non è potàbile ridurre la moneta corrente di una nazione , che più ii accolli al pefo, che deve avere , di quello, che cogli ultimi regolamenti è dato fatto riguardo alla noltra moneta di oro : e l’ordine di non ricever 1’ oro in tutte le caffè publiche , fe noii a pefo , verdini ilmente gli conferverà quella perfezione fintanto che vi li avrà cura. Dopo quella riforma la degradazione , ed il pefo della moneta di argento fono rimafte le fteffe di prima, loche però non impedifcc , che ventuno fcellini di quello argento degradato fieno ancora confiderati nel commercio come V equivalente di una chinea di quella eccellente moneta di oro . E’ evidente , che quella riforma della moneta di oro ha innalzato il valore della moneta di argento, che fi dà in cambio. Nella zecca d’ Inghilterra con una libbra dv oro lì fanno quarantaquattro chinèe , e mezza , lo che , a ventuno fcellini la chinea, corrifpon-de a quaranfafei libbre quattordici fcellini, e fei denari. Un’ oncia dunque di quella moneta d’ oro vale tre libbre , diciafette fcellini , e dieci danari , e mezzo in argento. In Inghilterra non vi è alcun dritto, o lignoria filila fabbrica delle monete , e colui , che porta alla zecca una libbra , o un* oncia d’ oro di buona qualità in larghe , riceve una libbra , o un’oncia d’ oro coniato feiiza alcuno defalco . Quella è la cagione per cui fi dice, che nella zecca d’Inghilterra * valore