* m • «...........! imm * ] ?l I |\ Libro indirizzò a Enea, e feco lui lamentofli, perchè in vece di pacificamente cercare da elfo lo dabilimento in paeiè , avelie ufato una tale fopraffazione, e violenza contro il diritto delle genti.rice/jeKàdìi' Ttir ¿róvroof etvSpoÌTwv S'miuaxrir y il diritto comune di tutti gli uomini trascurando, c. 58. A un tale giudo rimprovero riconoicendo Enea il Tuo tra-ficorfo, pregò il Re Latino a dimenticarli il pacato , promettendogli in avvenire d’ a lederlo con la iua gente contro tutti gl’inimici, che a inquietarlo inforger poteflero. Onde fatta la pace furono loro augnate dalli Aborigeni varie terre, e gli Trojani poi predarono agli delfi lòc-corfo nella guerra che ebbero con li Rutuli. Lungo tempo dopo li Cimbri , e alcuni altri popoli pregarono il Senato Romano di far in modo, che il popolo loro donaffe delle terre come una fpecie di fìipendio , per cui poi di loro avrebbe potuto difpone a piacere in ogni incontro di guerra. Ma un Idoneo latino dopo un tale racconto così faggiamente riflette : qual apparenza vi aveva , che poteffero ejfi ottenere una tale richieda da un popolo, il quale doveva un giorno eccitar nel fuo feno tante guerre civili per la divìjtone delle fue terrei Cimbri, Theutoni, atque Tigurini .... mifere iegatos .... ad Senatum, petentes ut Martius populus alt quid fibi terrte darei quaft Jìipendium ; crxterum ut vellet , mani bus , atque armis finis uteretur. Sed quas daret terras Populus Romanus agrariis le-gibus intra Je dimìcaturus ? Florus Lib. III. Cap.3. Oltre di che coni’ efli Romani avrebbono potuto adeguar loro 1 beni altrui, fenza far un manifedo torto alli proprietarj ? E poi non era una affai pe-ricolofa cofa di ricevere un popolo così povero, e bellicofo, in un paefe , in cui tante cofe avevanvi capaci di tentarlo, e di fedurlo ? Li Tentirteni, e gli Ufipiti dicevano po-feia a Cefare , cV ejfi non erano già volontariamente foniti dal loro paefe , ma che rt erano fiati cacciati . Che Je li Romani volevano ejfer loro buoni amici, non li fa-vebbono fiati inutili : onde li affegnaffero le tene, thè avejfero filmato bene , 0 in vero quelle, che eranfi conquifiate , li la-fciajfer godere. Alla quale propolla Cefare faggiamente rifpofe : che non era giufio , che invade (fero li beni altrui , in tempo che non avevano faputo confervar , e difender quelli, che poffedevano ; muffirne che nelle Gallie non eranvi terre vacanti per una moltitudine, come la loro . Oltre di che Cefare non avrà allora riputato troppo ficura cofa l’ammettere una cotal gente feroce nei proprj dati : Ve ruffe in- Terzo. vi tot, ejeBos domo. Si fuant gratiant Romani velini, pojfe ei utiles effe ami co s : voi fibi agros attribuant, vel patiantur eos teneri , quos armis poffedennt . Caefi. de bello Gali. Lib. IV. Cap. VII. Ad baro Cafar refpondit .... neque verum effe , qui fuos fines tueri non potuerunt , ahenos occupare , neque ulles in Gallia vacare agros, qui dari tanta muititudini fine infura goffint. Ibid. Cap. Vili. Ma gli Anfibariti non ragionavano male, allorché cacciati dal loro paefe s’ erano impadroniti d’ alcune terre fituate al di là del Reno. Non vi ha, dicevan e£ fi, che una piccola parte di queda contrada , in cui gli armenti delli foldati vi s’inviano tal volta a pafeere . Rfervutevi però quefio pìcciol tratto di terreno, onde di pafcolo ferva al vofiro beflìame , ma non lafciate morir di fame una moltitudine , che coi rimanente potrebbe avere la fua fuffifienza. E voi avrete cuore di veder una sì vafia campagna deferta, e incolta , anzi che di fiabilimento a noi fia , che vofiti amici , e combagni vogliamo e [fere ? La Terra è data agli' uomini , come il cielo in domicilio degli Dei è riferbato ; e quello che è fuori della proprietà dy ogni uno, pubblico fi dice, e a di-fpofizione dì tutti. Cotali rimproveri ragionevoli non meritavano al certo una rifpoda tanto brtifica come quella d’Avi-to , nella quale una infofferibile arroganza fi icorge ; Conviene , dilfe loro quedo Governator Romano, che il piu debole prenda la legge dal piu forte . Quefiì ifiejfi Dei, de1 quali voi implorate la protezione , hanno trafcielto i Romani per ejfer arbitriceli?univerfo, e per dare, 0 togliere agli altri quanto loro pareffe, e piace fie , fenza che ejfi riconofcano altro Tribunale, che quel del Cielo . Quotarn partem campi fa-cere , in quam pecora , & armenta mili-tum aliquando tranfmitterentur ? Servarent fané receptus gregibus inter hominv.m fa-mem , modo ne vaftitatem , & folitudi-nem mallent, quam amicos populos ... Si cut Coelum diis , ita terras generi mortalium datas : quoque vacua , eas publicas effe.... Avitus patienda meliorum imperia, lddiis quos imploratent. placitum , ut arbitnum penes Romanos ma nere t, quia darent, qwd adirne reni q neque alies judices , quam ipfos paterentur . Tacit.anna.Lib.XIII. Cap. $$. L’Imperator Probocollocò , edidribuì cento mille Badami nelle terre dell* Imperio, e li rimafiero fedeli.Ma avendo voluto far lo dedò con altre nazioni come coi Lepidi, Gratungi, Vandali, quedi fi ribellarono , e in tempo che Probo era occupato in guerra contro i Tiranni ( che tali dicevanfi coloro che prò-