Capitolo IIT. 73 numero, 0 eie fono d’ un maggior pefo.... Non vi è dovere più indi’» fpenfabite di quello di far del bene a coloro , da cui fe ne ha ricevuto; 0 fia che fi tratti di fervizj puramente gratuiti, 0 di quelli, a cui la riconofcenza ci obbliga, fi deve fempre in parità di cofe preferir quello, che in un più grande bifogno fi trova..Rifpetto ai gradi di parentela , a cui in fecondo luogo badar conviene, il primo di tutti, e piu generale è quello , che forma la focietà univerfale del genere umano. Dopo queflo vien quello, che interviene tra coloro, che fono d\n medefi-mo paefe , 0 dì una medefima nazione ^ e che parlano una fieffa lingua.... Dipoi quello che forma i Cittadini dì una medefima Città . Quelle fono poi più flringenti congiunzioni, che la vicinanza del fangue, 0 delle famiglie forma * delle quali la prima , e la più intima è quella di marito, e moglie: dopo fuccede quella dei figli , pofcia quella dei fratelli , di poi quella dei cugini in primo, e fecondo grado. In fine /’ affinità, e l' attinenze , /? contraggono per mezgo dei matrimonj, che moltiplicano il numero di quefie congiunzioni all' eccejfo. Ma il più forte legame di tutti, è quello che V amicizia forma fra uomini dabbene, li di cui co-fiumi , e le cui inclinazjoni fono confimili. Per altro in tutti quefìi differenti doveri fi ha fempre d’ aver riguardo al più preffante bifogno ; la natura, e l importanza delie congiunture non fieguono già sfattamente il 9 carattere delle relazioni, che infieme fi tengono . Vi hanno dei fervizj , che agli uni render fi devono, piuttoflo che agli altri, fenza doverfi avere rifiejfo alcuno ai varj generi di relazione, e di attinenza. Così appunto s* ajuta un vicino piuttoflo a raccoglier i frutti , che un fratello, 0 un amico j al contrario fe fi tratta d'un proceffo, s* affi fi e un parente, e un amico, anzi che un vicino (i). A quelle belle mafìime aggiugniamo ( 1 ) Qua quidem beneficent!a , ac libe-ralitate nihil eft naturae hominis accom-7nodatius ; Jed habet multas cautiones : vi-dendum ejl enim primum , ne obfit behi-g nit as, Us ipfis, quibus benigne v i de- oil ur fieri , Zb" caeteris: deinde ne major ben¡gnitas fit , quam faculties \ turn tit pro digait ate cuique tribuatur. Id enim eft juftitiie fundamentum, ad quam htec referenda funt omnia . Nam & qui gratifican-tur cuipiam , quod obfit till , cut prodeffe velle videantur, non benefici , ñeque liberales fed perniciofi affentatores judicand't funt j- & qui aliis nocent, ut in alios liberales fint, in eadem funt injuftitia, ut ft tn fuam rem aliena convertant.............. Qui benigpiores volunt ejfe, quam res pa-tifuI ’ primum in eo peccant , quod inji*-nojt Junt tn próximos . Quas enim copias his (ft fufypeditare & qui us eft, & relinqui, eas transferunt ad alíenos . Ineft autem in tali liberahtate cupiditas plerumque ra-piendt, & auferendi per injuriam , ut ad iargiendum fuppetant cop'ue . ... In apo Pufftndorf Tomo II debbi us dignitatis, & mores ejus erunt fife-Bandi, in quern beneficimi confer et ur, &■ animus erga nos, & cammunitas , ac fo-cietas vit