\$Ì Lettera he difpofti, e così diligentemente potati »che Quelle Campagne hanno una veduta al pari aggradevole, che i noftri pHicolti Giardini. Non ballerebbe quella fola città , à raddoppiare fthz’aìtre piantagioni e la foglia,ed Ü proddotto? Credo di avef già provato nella Storia della Seta, che avrete nelle mie feguenti Lettere » che quella Pianta pofla formaréta ricchezza di entello Paefe* è ne ritroverete forle rinforzate le pròve ìq alcune altre che produrrò fóprà l’Utilità dille Arti* t delle toanifatturé » Mi fono inutilmente sfiatato molti anni, £er dimoftrare* come potevamo farne la nò* lira delizia : nort già Una Vana difpendiofà delizia * ma bensì Una delizia Utile, che potei*-fe crcfcere l’alimentoairinduUria del Popolo« Lalcio di riferire le pretele ragióni con le quali fu contrariato »lunatamente il mia fogge* rimento , per non lafciar di noi Un* odiofa me* moria alia noiìrà pofterità ,ed un nuovo argo* mento di accula» Che amenità, che commodo non farà per tutti i Cittadini, fe in quegli fpazj lungo le mura della Città, tosi al di dentro,co* me al di fuori, che da’ Romani eran chía* mati Pomerj ¿ negli orli delle foffe , nelle folle medefime che girano cinque miglia, lì darà Compimento alla piantagione de’ Mori cui finalmente fi diede principio ; e che con ifpirito di mal imefa economia lì va