302 Lettera Me rea fan ti con la loro indufìria* ritrovanfi moltiffìme perfone che, certamente non fen» za taccia d’invidia, cercano di dare i piu trifti colori. Alcuni della piti rigida Morale condannano i Mercanti per la loro continua applicazione^ e Audio di guadagnare, vendendo le proprie me>ci . Ma tfamini ciafcunó con fincerità di cuore la propria cofeienza T fia di qualunque (lato, e condizióne; c vedrà fe in tutte le fue direzioni , in tutti i fuot affari non cerchi, anco nelle minime cole, o vendendo, o comperando, i minimi guadagni, giacché ogni foldó rifparmiató è un guadagno. Gofimo il Grande diceva, che uno de’ mezzi, co’ quali aveva acquiftare le grandi ricchezze , era flato quello dì non aver trafeurato alcuna occafione di fare ogni picciolo guadagno , pur che oneflo • della qual condizione io intendo Tempre di parla. fe.„ Efiendo * dice Seneca (a) la. Mercatan-„ zia comporta di comperare, e di vendere, sì perchè tiri tu il defìderio del Mercatante „ in una parte fola del vendere ffando il gua* j, dagno nell’una * e nell’altra del vendere e del n comperare ? Ora efTendo molto maggiore il nu-if mero de’compratori di quello de’vendito- ! „ ri i ed il comperatore credendoli Tempre a aggravato; il maggior numero dei voti fta n con- ( a ) De Betiefinìs Vtb* Vl< Ctp