252 RAGIONAMENTO XV. non fon farfe, non fon ferenate, in cui Ecclelialti-ci di ogni forra, di ogni flato, di ogni ordine, non vi comparifcano ancora con fafto, e non h fan tra’primi luoghi con isfacciataggine. Che diro de’fijdotti ? Noi dirò io, ma il diranno le vein cenciofe , i Breviari laceri, le cafe mi fere , i volti ©(’curi, le mani mendiche , di quei Cherici, cho v’intervengono, e vi perdono tutto quanto loro donan le Chiefe ; e poi, con vitupero del lor carattere, fi riducono a mendicare ivi flefio, ove feia-Jacquarono tutto il loro. Ah finalmente fi brucino , o almen fi (errino , quei libri , in cui gli uomini di Chicfa non trovano, che veleno per l’anime loro ; e fi apran quegli altri, in cui fi confervano i balfami, e per le loro, e per le altrui piaghe. Non fan dove fian le (agre Bibbie , non conolcono neppure i cartoni de9 Santi Padri , non vedon mai Ca-techifmi, Concilj, Sinodi , e poi le giornate intic* re confumano in legger favole , ccmedie,e romanzi ! E non vi bafta quanto apprendefte dalla_» natura a peccare ; vi volete adoperare anche lo Audio,per peccare con maggior colpa ? E le poi fi vogliono aprire le voftre pupille, fi aprano almeno a mifura , perche pollano migliorar l’altrui vita. Ed oh quante vite fi rende-xebbono buone, fe fono empie, fi fare bb on migliori , fe fono buone, (è alcun di voi avelie occhio per rimirare le loro mancanze, ed avelie lingua^ per corregerle ! E non fapete voi, che folle da Dio coftituiti per maeftri di popoli battezzati, e per elemplari di virtù comandate ? E perche dunque ardifcon gli uomini fotto il voftr’occhio di peccare con libertà, e delinquere lenza timore '? I| per-