i7$ RAGIONAMENTO XI. kii cXc.* *** eafas >avea ben ragione di dirlo S. Tommafo ds s. Aug. da Villanuova. E come ? Quelle mani , che trattan le carni del puriffimo agnello, dovranno eflere imbrattate tra le tehifezze d’impuriflimo fango. Quelle labbra, cheli fan degne di baciare la mondezza di quelle membra fantificate , dovranno fporcarfi tra le laidezze d’imnwndifsimo corpo. Quel cuore, che è albergo cotidiano di un Dio fat~ to uomo, farà poi ricettacolo di difonefti amori, farà ftanza di laidifsime immagini, farà luogo di profani affètti, e di brutali pafsioni ? E farà vero 9 che fi abbiano a fentire ne'giorni noftri i lamento-voli accenti, che, a /corno di tutto il fagro Ordi- ne , afcolta van fi ne* giorni del Grifoftomo, a ca-c gione di alcuni empi Sacerdoti, i quali fagrilega-0 • mente paffavano ab ofculo meretricis ad ofculum Qhri* (li ? Grande Iddio ! E voi il (offrite, eflèr maneggiato , eflèr mangiato, eflèr ricevuto, nei bel mattino , da chi forfè per le notti intiere impiegò, o » mani, e bocca, e cuore tra i maneggi de’ fueidu-mi, c tra gli amplefsi delle carogne ? E il mondo con qual ritegno potrà guardare, che talora fi efca dalle cafe proftitute, e a palio diritto fi vada nello Chiefe, a veftirfi de’ fàgri ammanti, per celebrare ne’ fagri altari ? Con qual pazienza foffrirà , chzs alle volte i figliuoli fàgrileghi affiliano a’ Padri impudichi nel tremendo fàgrifizio, a cui faran pure pretendi Vulcani pagati, e le Veneri fvergo-gnate?M’innoltro affai, il confeflo^ Venerabili Sacerdoti, Dilettifsimi Ecciefiafìici ; e fàpete per- che ? Perche parlo con voi, che non fiete tinti di quefta pece, nè fiete imbrattati di quello fango. O dunque in quello giorno, grazie a Dio, una gran