290 RAGIONAMENTO XIVII. un Dio ad un’uomo , cgl’intimò la libertà del ilio Popolo , fotto pena deli' imminente lòvverlrone , Exod. ?.v. e della reggia , Cdel regno . Gonjhtui te Deurn P/w-raonis. Or qui abbiamo Moisè che teme Dio, di cui ubbidifce il comando, efeguifce l’impiego, rapprefenta il perfonaggio ; Vadam . Abbiam Moisè, che riforma Popoli, iftrmfce Tribù, regola Eferciti ; e quel eh e più, non (blamente fi fa ubbidire da Gente vulgare, ma fi fa anche adorare da Ambrof de Re Tiranni. E perche tanto ? Uditelo da S. Am-Ab hb^c brogio. Moyfes vtttorpajftuwum omnium^ nec filliscap-s. tus Jecuh illecebris carnem Jub)iciens > & regia quadam autt or itate eajhgans , nomine Dei vocatus eft . V incitor di fe ftefiò, foggiogaror del fuo fenfo, domatore della fua carne , meritò, che tutti a lui fi fog-gertafiero, che rutti a/ui ubbidiiìero, che tutti infin J’adorafièro. Ma s’egli alle chiamate di Dio fotte fiato lordo, ed alle occhiate del Popolo fi fof-ie recìduto cieco ± Cicche quefto non avefie in lui veduto raggi , ma tenebre 5 e quegli non avelie da lui efatra rapprefentanza , ma refiftenza ; non farebbe egli fiato un1 uomo nulla curante di Dio, e tutto burlameli degij uomini ? E come nò ? Se a Dio contrattava la fov-ranità col non ubbidirlo, ed agli uomini la bontà con pignorarli ? E Faraone arebbe a lui prefiata quell’ubbidienza , ch’egli non arebbeefibita a Dio? Arebbe detto , alla veduta de* °Pcra va f digitus Dei eft bic ; e non più tofìo fi farebb egf indurato alle fue minacce, e^ renduto viepiù contumace nella propia oftina-zione ? Induratum eft cor Pbaraonis, non audivit ? Tutti gli Ecclefiaftici fon tanti Moisè, da Dio mandati nell Egitto di quello mondo , per frenar Fa-