delle Zecche d’Italia;                    97
non che in Roma , in Verona , e in Pavia , allo fcrivere dell’ Autore della Storia Mifcella 1 . Le quali fabbriche , conviendire, che fodero molto fodamente codrutte, leverò è , che di quella di Pavia , dopo tante dibruzioni ed eccidj, ne rimaneifero tuttavia le reliquie predo il Moni-bero di S. Criftoforo, fino a’tempi di Stefano Breventano*. Che fe in tutte le altre parti imitò , come fe in quella, gli antichi Romani, bifognera dire , che non folo in Ravenna, ma in Milano, in Aquiieia ed altrove , fa cede egli coniar monete col proprio impronto. Ma di ciò nulla abbiamo di certo . Dirò bensì , che quello impronto nelle monete di Teodorico mi fa con ragione conofcere, non averli peranco ben eiaminate quelle de’ di lui Succedori ; benché non abbiano mancato celebri Scrittori che ne parlalfero . Le più comuni monete de’Goti, e più famigliai fon quelle, che da una parte han la teda dell’Imperatore, con la leggenda intorno per efempio D. N. IVSTINIANVS. P. F. AVG. e dall’altra in mezzo a corona di alloro il nome del Re de’Goti, come D. N. ATHALARICVS. REX . Monete di tale bruttura con la teda dell’ Imperadore ve ne fono ài Teodato, àiVitige, e di Badatila, o Totila , che dir vogliamo. Il P.Petavio, il Du-Cange, ed altri col Muratori, per ifpiegare quebe monete, a un padò ài Procopio ricorrettero, in cui leggendo, che a niuno fuorché all’Itn-peradore era permedo di dampar monete d’ oro col proprio impronto ; dilfero apertamente , che i Goti, ricono-fcendo gl’Imperadori come fupremi Signori dell’Italia, vollero nelle proprie monete dimodrar loro quedo fegno di dipendenza . Io al contrario odervo , che Procopio 3 niuna menzione fe in quel palio de’ Goti : auream vero [ Monetarvi ] ncque ipji [ Perfarum Regi ] , neque alii cuipiam Bar-barorum Regi , quamvis auri Domino, vultu proprio Jignare licet. Non dice già nè che la beda proibizione fode per le monete d’argento, nè che i Re barbari, con tutta la proibizione non ufaifero il proprio impronto anche su quelle d’oro . I Re Franchi per efempio niuno fcrupolo d’eda fi
                                      N                fece-
   1   Lib. XV. per fingala quoque celebriora loca-Regia [ibi habitacula 'ccnfiruxit.
   2 Storia dell’antichità di Pavia ec. In Pavia iy^o. 4. p. 3. fogl.
   3 De Bell. Gotb. Lib. III. cap. 33.